Etica per le Professioni. DONNE E LAVORO

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Editoriale

Donne e lavoro

DOSSIER

La differenza che fa la relazione
- di Stella Morra
Il tema della diversità di genere ("radicale e irriducibile") è affrontato dall'autrice all'interno di una stimolante riflessione che parte dall'affermazione della necessità di proporre un nuovo criterio per vivere la differenza come risorsa per i singoli e per la convivenza civile. Si afferma anzitutto che la differenza non può essere colta in un quadro interpretativo costruito sulla polarità uguale/diverso e identificato/straniero, come marginalità in funzione di un centro dato, preteso universale. Questo percorso è stato seguito per la costruzione di una identità occidentale, legalistica ed egualitaria, che si è però affermata attraverso la progressiva assimilazione e cooptazione e ha raggiunto un punto di rottura, sfociando verso l'autocelebrazione narcisistica di ogni soggetto in nome dei propri diritti. Restituire potenzialità e ruolo di risorsa alla differenza richiede oggi - afferma l'autrice - di recuperare un pensiero e un agire dell'esperienza e della parzialità, non però agita come forma di governo da parte di un centro ma come punto di forza di un raccordo di rete che cambi la qualità della convivenza. Questo vuole dire dare spazio a un sapere che non cerchi specificità quanto piuttosto parzialità connettibili; promuovere una logica di rete, per la quale il soggetto si percepisca come nodo della rete complessa della realtà; intendere le biografie e le loro narrazioni secondo una prospettiva dialogica e inclusiva.

Lavoro e famiglia: un difficile equilibrio - di Renata Livraghi
L'articolo offre un articolato esame, con riferimento alla situazione italiana, delle reali opportunità e degli ostacoli per le donne di partecipare alle attività produttive, conciliando i tempi di lavoro con quelli personali e famigliari. I dati riguardanti l'occupazione e la disoccupazione femminile, la diffusione dei rapporti di lavoro part-time, la flessibilità di ingresso e di uscita dal lavoro, l'asimmetria dei ruoli nella coppia per quanto concerne il lavoro famigliare indicano una disparità di opportunità reali per tutte le donne di migliorare la qualità della vita propria e famigliare e di contribuire allo sviluppo economico; disparità influenzate da diversità dei contesti territoriali e socio-culturali. Una rigida distribuzione di ruoli nella famiglia, e le carenze quantitative e qualitative di servizi sociali dedicati ai bisogni famigliari continuano a caratterizzare negativamente la situazione italiana e rendono necessarie nuove politiche di pari opportunità e nuovi modelli organizzativi all'interno delle imprese.

Per la famiglia un welfare troppo leggero - di Letizia Mencarini
Il testo affronta il tema della interazione maternità-lavoro, ponendolo in relazione anche con il fenomeno della denatalità. In Italia c'è stato, nell'ultimo decennio, un forte incremento della partecipazione della donna al mercato del lavoro (pur con rilevanti differenze in base alle aree geografiche, al titolo di studio e al numero di figli). Ciò nonostante, il tasso di occupazione femminile italiano rimane tra i più bassi in Europa. La donna italiana deve ancora scegliere tra essere una "brava madre" o una "brava lavoratrice, detiene il record europeo per carico di lavoro familiare (con forte compressione del tempo libero), ha un marito che si dedica assai poco al lavoro familiare. Partendo da queste considerazioni, si esaminano alcune problematiche relative alla modificazione della partecipazione lavorativa della donna, come l'utilizzo non sempre favorevole del part-time, e alla modificazione della composizione del lavoro non pagato della dona (più tempo alla cura dei figli e meno al lavoro domestico). Un condizionamento pesante deriva inoltre dalla peculiare presenza in Italia di una rete di aiuto informale (i nonni) e da una cronica carenza di servizi esterni di cura per i bambini. La difficile conciliazione tra attività lavorativa e attività domestica ha come conseguenza indesiderata la bassissima fecondità della donna italiana, mentre in altri paesi l'autonomia economica femminile favorisce la fecondità, conferendo sicurezza economica.

Le retribuzioni privilegiano i maschi - di Franca Porto, Elisa Ponzio
La storia dell'emancipazione femminile è ancora relativamente recente e in questo contesto va collocata la fase di assestamento e di ricerca di un nuovo equilibrio tra pubblico e privato, tra lavoro e affetti. L'autrice si sofferma sulle condizioni lavorative della donna, in particolare considerando la situazione del Veneto, evidenziano le asimmetrie di genere persistenti nei livelli retributivi e nella distribuzione settoriale. Le questioni dell'inserimento e del reinserimento femminile richiedono continue azioni negoziali di sostegno e interventi di carattere promozionale (azioni positive) per eliminare le situazioni discriminanti e i preconcetti culturali radicati nella società; così come spingono verso politiche legislative e contrattuali premiali verso le aziende che facilitano la conciliazione dei tempi di lavoro e di vita.

Pari opportunità nella differenza - di Daria Minucci
Nell'ordinamento giuridico dell'Italia repubblicana, così come nel diritto comunitario europeo, i principi della parità di trattamento e delle pari opportunità tra donne e uomini, si sono progressivamente affermati e consolidati. Un cammino legislativo, questo, che riflette il dibattito teorico che ha accompagnato i movimenti delle donne, dalla prima fase "rivendicativa" a quella impegnata a recuperare le identità e specificità di genere come elementi di ricchezza in ambito privato e pubblico. Il fatto è che, però, a questa parità giuridica non corrisponde nella società una reale parità: basti considerare in proposito la situazione della donna nel mondo del lavoro. Ciò che è mancato - e che, secondo l'autrice, ancora manca - è una vera "rivoluzione culturale", capace di tradurre i diritti di parità nella vita quotidiana della famiglia, del lavoro, della società tutta. L'intervento affronta quindi la prospettiva delle scelte politiche in grado di realizzare una riorganizzazione sociale, che sappia porre la famiglia nella condizione di ritrovare il suo ruolo sociale e di conciliare i tempi di vita e i tempi di lavoro.


APPLICAZIONI

Imprenditrice
Obiettivo: far crescere le risorse umane - Intervista a Marina Salamon
, a cura di Germano Bertin

Rettore di Università
Università al femminile solo tra chi studia
- di Stefania Giannini

Agente interinale
Selezionare e valorizzare le donne e ... l'etica
- di Marco Maggi

Indicazioni bibliografiche

RUBICHE PER AMBITI PROFESSIONALI

Ambiente / Tra sapere tecnico e formazione
Le nuove eco-professioni
- di Giorgio Osti
La questione ambientale ha subito una sorta di normalizzazione: è entrata a far parte della coscienza collettiva, dell'agenda politica e del patrimonio della comunità scientifica, ma questo non è stato accompagnato da una convincente presa in carico del problema. Partendo da questa osservazione, l'intervento evidenzia le difficoltà che le nuove figure professionali legate ai temi ambientali incontrano per affermarsi ed essere riconosciute, tanto nel settore pubblico quanto in quello aziendale. Analizza inoltre le diverse strategie di azione delle professionalità ambientali e mette in evidenza come ad esse sia richiesta soprattutto una professionalità orientata al coordinamento dei saperi esperti e all'educazione a valori alternativi a quelli correnti.

Economia / La figura del manager
Gestire obiettivi e "capability"
- di Elisa Golin, Giampietro Parolin

Formazione / E-learning
Tutor online: questione di "relazione"
- di Gustavo Daniel Constantino
L'intervento prende lo spunto da alcuni casi etici realmente accaduti nell'ambito di programmi di formazione di Tutor on Line (ToL) per riflettere sul profilo professionale del tutor online, sull'adeguatezza delle sue azioni e sulla delicatezza delle situazioni che egli contribuisce a creare nel contesto virutale. Significativo, ad esempio, il caso dell'utilizzo di un "Utente Test", vale a dire la creazione di un alunno virtuale finto per testare l'attività proposta; in caso di mancata conoscenza della vera identità del medesimo da parte degli allievi reali, si può realizzare un inganno permanente che abusa della buona fede dei partecipanti. Secondo l'autore, il lavoro in rete è colorato da tutte le sfumature relazionali proprie della comunicazione in presenza e, anzi, la dimensione etica è più accentuata perché il contesto comunicativo è di più difficile decodificazione. Questo lo porta a sostenere la utilità di un codice deontologico docente specifico per la formazione on line.

Sanità / Bioetica
Il dilemma del "tragico" in bioetica
- di Matteo Franco

Spazio aperto / Sport e formazione
L'eccellenza a vantaggio di tutti
- intervista a Giorgio De Benedetti

Spazio aperto / Sport e formazione
Nasce a scuola la cultura sportiva
- intervista a Giorgio De Benedetti


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Se si guarda a quanto e a come si sia lottato, e alla fine legiferato, a livello internazionale, comunitario e nazionale - a partire dal secondo dopoguerra ad oggi - in tema di parità e di pari opportunità tra donne e uomini, non si può negare che di strada se ne è fatta molta. Dal 1945 (diritto di voto alle donne) ad oggi (codice delle pari opportunità, 2006) troviamo affermati tutti quei diritti-doveri fondamentali che impegnano ogni comunità, che dir si voglia civile e democratica, nella ricerca e nella tutela della pari dignità e nel rispetto del valore di ogni persona. Il 2007, poi, è stato proclamato dalla Comunità Europea “Anno europeo delle pari opportunità per tutti”. Ma a questa parità giuridica, tuttavia, sembra di poter affermare, senza timore d’essere smentiti, che non sia corrisposta ancora una piena e reale parità culturale. Adire, con altre parole, che la parità non è ancora davvero patrimonio collettivo condiviso e consolidato.
Prova ne sono il fatto che anche piú recenti statistiche (cfr. l’ultimo rapporto Istat su "Essere madri in Italia, 2005", ma anche lo stesso rapporto Unicef 2007) confermano che la discriminazione di genere e lo stesso empowerment delle donne sono riconosciute come le sfide principali che ancor oggi necessitano di attenzione e di soluzione. Non è banale né scontato, dunque, interrogarsi, su quali siano le problematiche aperte e le questioni etiche collegate al rapporto “donne e lavoro”.
Basti pensare che ancor oggi, quasi ovunque, le donne percepiscono, per lo stesso lavoro, uno stipendio inferiore rispetto agli uomini; a margine di un aumento di scolarità femminile non corrisponde un proporzionale inserimento lavorativo, tantomeno a livello dirigenziale; ancora scarsa e incompleta rimane la rappresentanza femminile in campo amministrativo e politico; diffuse permangono le penalizzazioni e le discriminazioni legate alla maternità e alla cura della famiglia; rimane la difficoltà di conciliare il tempo di attività lavorativa con quello della vita; senza dimenticare tutte le condizioni di violenza e di discriminazione in relazione alla salute, all’istruzione, all’autonomia economica, che troppe donne ancora subiscono, anche nel nostro Occidente.
Appare chiaro, dunque, che il tema delle pari opportunità nel lavoro non è separabile da quello degli altri temi della famiglia, dell’organizzazione sociale e della gestione della politica. Dopo l’iniziale fase “rivendicativa” è tempo di muoversi sempre piú verso il recupero delle identità e delle specificità di genere, restituendo potenzialità e ruolo alla risorsa della “differenza”. La qualità del vivere, infatti, e una reale parità sono assicurate proprio dalla possibilità di recuperare un pensiero e una azione che sappia comporre le diversità, piuttosto che dall’affermazione di specificità disgiuntive. Occorre promuovere una “logica di rete”, cioè fare in modo che ogni soggetto, ogni persona, si riconosca e si percepisca come un nodo della rete complessa della realtà.
E questo significa riconoscere e valorizzare identità e diversità da promuovere, tutelare, accrescere nella logica di rete e, ancora, favorire la narrazione di biografie secondo una prospettiva dialogica e inclusiva. Diversamente, si attuerebbe semplicemente una omologazione ai modelli maschili, capace, alla fine, di generare solo nuove e piú drammatiche discriminazioni. La differenza, intesa come risorsa, consente di recuperare identità e specificità di genere come ricchezza in ogni àmbito, privato e pubblico.
Ciò che serve - volendo non rendere sterile o scontato il riflettere su un tema tanto dibattuto - è una vera e coerente "rivoluzione culturale", capace di tradurre i diritti di parità nella vita quotidiana di ciascuna persona, nella famiglia, nell’àmbito di lavoro, nell’organizzazione della società. Servono, oggi finalmente, scelte politiche in grado di realizzare una riorganizzazione sociale non solo annunciata da solenni documenti o da ineccepibili legislazioni, consentendo alla famiglia di ritrovare e di vedere effettivamente ed efficacemente riconosciuto il proprio ruolo sociale. Vanno riconosciute e incoraggiate nuove modalità di organizzazione del lavoro (flessibilità dell’orario, telelavoro, …), nonché promosse azioni di sostegno alla fecondità e alla famiglia (bonus di maternità/paternità, …). È da queste concrete attenzioni, piú che da generiche enunciazioni di principio, che la famiglia e le persone possono trarre un aiuto effettivo. In una prospettiva che guarda alle differenze di donne e uomini come ad elementi di ricchezza e non di discriminazione.

Il Direttore
Antonio Da Re


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