Etica per le Professioni. ETICA E RESPONSABILITA' D'IMPRESA

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Editoriale

Etica e responsabilità d'impresa

DOSSIER

Nelle mani del "consumatore-cittadino"
- di Stefano Zamagni
Oggi la massimizzazione del profitto è condizione necessaria ma non sufficiente: la valutazione che il mercato dà di una impresa dipende anche dalla corporate social performance. Il mercato per funzionare ha bisogno di gratuità e, più in generale, occorre pensare a un diverso sistema di relazioni tra Stato, mercato e società civile. Tre sono le ragioni che fanno della responsabilità sociale dell'impresa un connotato indispensabile per l'impresa globale. La prima è percepibile nel passaggio dal consumatore-cliente a quella al consumatore-cittadino, capace di orientare i soggetti. La seconda viene ravvisata nella globalizzazione che, in forza della mobilità acquisita dagli investitori, porta a una divaricazione tra potere economico e obblighi sociali. Ciò spiega la richiesta di rendere noto (es. bilancio sociale, bilancio ambientale ecc.) il modo specifico in cui l'impresa esprime la propria responsabilità nei confronti di tutti gli stakeholders. Infine la responsabilità sociale d'impresa è legata alla ricerca di forme nuove di organizzazione aziendale, diverse dal sistema degli incentivi.

L'economia del benessere e dell'equità - di Giuseppe Pellegrini
La distanza venutasi a creare tra etica ed economia ha sollecitato da più parti una riflessione intorno ai comportamenti economicamente responsabili. Analizzando l'etica basata sui valori, si prende in considerazione l'etica delle virtù, tesa a considerare l'informazione sulle conseguenze del nostro agire, che conduce dalla sfera personale a quella sovra-personale, cioè alla sfera pubblica. Il dibattito fra utilitarismo e contrattualismo, tra efficienza e giustizia, si articola nella misura in cui si considerano le responsabilità degli attori sociali. Fra essi le imprese ricoprono un ruolo particolarmente importante in questa fase di modernità, in cui la differenziazione sociale risulta estremamente elevata. Per superare il rischio della separazione e della frammentazione, si analizzano alcuni aspetti riguardanti le funzioni delle imprese per una possibile integrazione sociale dell'economia.

La vera forza degli "stakeholder" - di Mario Viviani
La pratica del bilancio sociale si è molto sviluppata negli ultimi anni. Questa diffusione permette di iniziare a trattare di alcuni limiti e di alcuni problemi ancor poco valutati. La principale questione riguarda il ruolo degli stakeholder. Diviene necessario interrogarsi sui modi in cui essi possono conferire legittimazione al bilancio sociale, al suo processo di costruzione ed impiego. Più specificamente, è possibile classificare i problemi di costruzione e impiego del bilancio sociale - e riguardanti il ruolo degli stakeholder - in quattro principali categorie: problemi di costruzione, problemi di legittimità, problemi di pertinenza dei contenuti (somiglianza), problemi di efficacia.

Un contratto sociale per l'impresa - di Lorenzo Sacconi
La Corporate Social Responsabilità (CSR) è il naturale completamento dell'impresa, quale istituzione di governo delle transazioni. Il saggio analizza le basi economiche della CSR e i caratteri che essa dovrebbe includere. La gestione strategica dell'impresa si regge su un equilibrio accettabile da tutti gli stakeholders e dall'impresa come base per la loro cooperazione e contraddistinto dal criterio etico del "contratto sociale", inteso come accordo mutuamente vantaggioso. La CSR è la base per consolidare uno degli asset più importanti dell'impresa, cioè la buona reputazione che consente agli stakeholders di fidarsi e di cooperare con essa. Nel dibattito in ambito europeo stanno emergendo tentativi di standardizzazione di un sistema di qualità per la CSR. L'autore analizza le fasi e gli strumenti relativi ai sistemi di gestione per la Responsabilità Etica Sociale in corso di elaborazione in Italia e si sofferma sui possibili contenuti del codice etico d'impresa.

La relazione che accresce il valore - di Giampietro Parolin
La responsabilità sociale d'impresa (e le forme di certificazione ad essa riconducibili) può sembrare un nuovo vincolo posto all'impresa. In realtà si ha la consapevolezza che il successo aziendale è legato a fattori in gran parte intangibili e richiede di operare in un contesto valoriale favorevole. L'articolo si propone di cogliere la dimensione relazionale della responsabilità sociale alla luce del contributo che la teoria degli stakeholder propone sul tema. L'approccio relazionale dà valore ai soggetti con i quali l'impresa opera (azionisti, lavoratori, manager, istituzioni, fornitori, clienti, società civile) e diffonde una cultura della responsabilità condivisa, condizione per il successo del progetto aziendale.

APPLICAZIONI

L'IMPRENDITORE / L'etica che produce profitto
- di Cristina Bonetti

IL MANAGER / Per una nuova economia del benessere - di Giuseppe Noia

IL REVISORE CONTABILE / Certificazione che accresce la qualità - di Paola Negretto

IL COMMERCIALISTA / Professionisti per "contare" davvero - di Mario Spreafico

Indicazioni bibliografiche

RUBICHE PER AMBITI PROFESSIONALI

Ambiente / Johannesburg 2002
Alla ricerca di strategie condivise
- di Matteo Mascia
L'articolo presenta i risultati del recente Vertice sullo Sviluppo Sostenibile svoltosi in Sudafrica dal 26 agosto al 4 settembre 2002, convocato dalle Nazioni Unite per rilanciare l'azione congiunta della comunità internazionale a favore della protezione dell'ambiente e dello sviluppo sociale. Nel testo vengono richiamati i documenti approvati a conclusione della Conferenza, la Dichiarazione di Johannesburg, il Piano d'Azione e l'allegato "Iniziative di tipo 2" che raccoglie 562 azioni di partnership tra governi, organizzazioni internazionali, mondo degli affari e organizzazioni nongovernative. Le chiavi di lettura con cui l'Autore rilegge questo importante appuntamento della Comunità internazionale sono tre: il confronto/scontro sul ruolo del multilateralismo nella gestione delle problematiche globali, l'importanza di un'etica della responsabilità nell'attuazione dello sviluppo sostenibile, l'ampia e qualificata partecipazione dei soggetti non statuali che indica nell'azione dal basso la strada maestra per costruire un futuro realmente sostenibile.

Economia / Il condono
Come rendere uguali i diversi
- di Alessandro N. Serena
Il condono fiscale (di cui il legislatore ha sempre fatto uso nel passato e che è stato di recente riproposto con modalità estese) realizza pur sempre una forma di partecipazione alle spese pubbliche. Come tale va esaminato alla luce dei principi di capacità contributiva e di eguaglianza tributaria, espressioni di un valore etico di solidarietà e di giustizia. L'autore si sofferma sulla funzione garantistica dell'art.53 Cost., sul rapporto Stato-contribuente e sul presupposto della generalità dell'imposizione, sottolineando come tali principi vengano falsati dai provvedimenti di condono. E' violato lo stesso principio di eguaglianza tributaria, riservando un diverso trattamento a situazioni espressive di uguale capacità contributiva. Ragioni di opportunità politica e di temporanea utilità economica sono poi messe in relazione ai rischi connessi alla disaffezione dei contribuenti onesti che vedono premiati furbi ed evasori.

Formazione / I docenti
Si insegna solamente in gruppo
- di Alessandro Gozzo
L'autore, partendo da considerazioni personali maturate nell'ambiente scolastico, esamina alcuni atteggiamenti, diffusi tra i docenti, che contribuiscono allo scadimento dell'intervento educativo, alla svalutazione dell'immagine sociale degli operatori della scuola, al loro frequente burnout. Sono comportamenti inaccettabili negli educatori professionali, che vengono messi in evidenza allo scopo di favorire una presa d'atto e un loro superamento. Un insegnante opera talora guidato da preferenze, secondo giudizi categorici e pregiudizi, incapace di accostare empaticamenti i propri allievi. Rispetto ai colleghi, l'individualismo operativo e la convinzione della insindacabilità del proprio metodo rendono difficoltoso il lavoro di equipe. L'operare a testa bassa senza cogliere la complessità del progetto formativo si alterna con l'apatia e il disamoramento verso la propria professione. L'intervento si chiude con una semplice proposta che vuole contribuire a cambiare le situazioni negative descritte.

Spazio aperto / Interculturalità
Psicologi: nuove qualità professionali
- di Karin Petrini
Gli psicologi si trovano sempre più spesso a fornire la propria prestazione professionale a favore di persone provenienti da culture diverse o ad effettuare ricerche in contesti cross-culturali, mentre gli strumenti cui devono fare riferimento per decidere la migliore condotta da tenere (codici deontologici, principi etici) sono riferibili alla cultura dominante del paese ove si sono professionalmente formati. L'articolo affronta il tema della psicologia multiculturale, a partire da alcuni studi pubblicati negli USA, mettendo in luce la necessità che lo psicologo, per instaurare una vera comunicazione con il cliente, da un lato, sia maggiormente consapevole delle propria identità e delle proprie virtù; dall'altro, approfondisca le conoscenze delle culture diverse dalla propria. L'autrice esamina anche il problema di come i codici deontologici debbano tenere in considerazione tale operare dei professionisti in una realtà multiculturale.

Spazio aperto / Associazionismo professionale
Il problema della rappresentanza
- di Ivone Cacciavillani


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Oggi, il mondo imprenditoriale è sempre piú consapevole che lo sviluppo economico e produttivo dipende in maniera rilevante dalle conseguenze che questo provoca sulla qualità di vita della società civile e, ancor prima, sulle risorse naturali. La valutazione che il mercato dà di una impresa dipende molto dalla sua capacità di realizzare investimenti socialmente responsabili. In altre parole, un'impresa, per avere successo, ha bisogno della legittimazione sociale. Ma perché si parla sempre piú frequentemente di "responsabilità sociale"? Stefano Zamagni ritiene che ciò sia dovuto ad almeno tre fattori: innanzitutto, il consumatore-cittadino è piú attento e critico nel suo modo di acquistare e consumare; la globalizzazione del mercato, poi, rende le imprese stesse piú trasparenti e, perciò, piú controllabili e comparabili; infine, l'impresa ha compreso che l'attenzione socio-ambientale procura piú facilmente buona reputazione e, quindi, maggiore successo economico. "Se il mercato vuole funzionare bene e a lungo - sostiene ancora Zamagni - ha bisogno di una certa dose di gratuità, dal momento che è il principio del dono che fonda lo scambio e non viceversa". La crescente attenzione che si è riversata ai comportamenti economicamente responsabili, tuttavia, evidenzia come sia ancora forte la divaricazione tra etica ed economia. Tale distanza, secondo Giuseppe Pellegrini, è risolvibile proprio nella misura in cui si riuscirà a passare dall'etica dei valori all'etica delle virtú. Lo strumento del "bilancio sociale d'impresa" se, da una parte, diventa efficace rappresentazione della responsabilità sociale e della gestione della fiducia degli stakeholder, dall'altra, a parere di Mario Viviani, porta con sé un forte rischio di "autoreferenzialità". Se il fenomeno della responsabilità sociale, dunque, rappresenta una evoluzione della democrazia e, al contempo, realizza un ruolo di accountability e di governance nella costruzione della cittadinanza d'impresa, non va trascurato il ruolo fondamentale che può giocare anche il "codice etico" d'impresa nella gestione della "Corporate Social Responsibility", intesa, appunto, come modello di governance allargata dell'impresa. Il codice etico, infatti, induce a osservare obblighi fiduciari non solo verso la proprietà, ma anche verso tutti gli stakeholder. Il dialogo con gli stakeholder diventa perciò essenziale nel processo decisionale della strategia d'impresa. La reputazione di una azienda dipende soprattutto dalla sua capacità di comunicare, in modo trasparente e verificabile, i princípi, gli standard di riferimento e i comportamenti aziendali. "La creazione di forme organizzative in grado di sviluppare un dialogo morale con gli stakeholder - sostiene Lorenzo Sacconi - è la migliore procedura di sviluppo di attuazione del codice etico". L'imprenditore, il manager, il revisore contabile, il commercialista sono solo alcuni degli attori coinvolti in questo dialogo morale. Ambiente, qualità e sicurezza di vita rappresentano le nuove sfide che attendono le imprese e il nuovo modello di sviluppo che può garantire profitto e successo. Va detto, poi, che i fattori che hanno grande incidenza nel successo aziendale sono anche quelli intangibili: il capitale relazionale interno ed esterno, la cultura organizzativa, la reputazione, ecc. Tutto ciò chiede all'azienda di saper impostare il proprio operare in un contesto valoriale, dove l'approccio relazionale consente di dare ruolo e valore a ciascuno dei soggetti che direttamente o indirettamente interagiscono con l'impresa stessa. La responsabilità d'impresa "diventa una opportunità e non piú un vincolo - scrive Giampietro Parolin - se si attiva una reciprocità nella relazione tra impresa e stakeholder". Il bilancio sociale, le rendicontazioni e le certificazioni possono davvero diventare strumenti utili ed efficaci per la creazione di valore aggiunto a livello economico, sociale, ambientale. E questo è quanto hanno sottoscritto - come spiega Matteo Mascia nella rubrica dedicata all'Ambiente - le imprese presenti al Vertice delle Nazioni Unite sullo "Sviluppo Sostenibile" di Johannesburg (26 agosto - 4 settembre 2002). Cosí, la sostenibilità diventerà l'opportunità, la responsabilità sociale e ambientale la strategia, la trasparenza l'impegno strutturale, la relazionalità con i diversi attori della società civile la metodologia per realizzare progetti condivisi, nonché per ottenere successi comuni.

I Direttori
Antonio Da Re
Renzo Pegoraro


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