Etica per le Professioni. FISCALITA' E BENE COMUNE

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Editoriale

Fiscalità e bene comune

DOSSIER

Il dovere che tutela i diritti di tutti - Enzo Balboni

Il dibattito avvenuto in Italia durante il passaggio dallo Stato liberale allo Stato democratico e sociale ha contribuito a definire nella Costituzione l’obbligo per ciascuno di dare il proprio personale contributo di solidarietà ai bisogni avvertiti da tutti, la cui soddisfazione produce il benessere collettivo. In particolare il dovere contributivo viene caratterizzato da tre punti principali: a) l’universalità b) la capacità contributiva c) la progressività.

Nella costituzione il principio della capacità contributiva è qualcosa di diverso rispetto al principio di eguaglianza tributaria: non è una qualità obiettiva ma è il risultato di una valutazione, rispetto alla quale hanno importanza i soggetti giudicanti, i criteri e l’oggetto della valutazione. Il dovere tributario, così individuale nella titolarità e così sociale nei suoi effetti, ricapitola l’atteggiamento di dover-essere e di dover-fare che contraddistingue la posizione della persona nel contesto comunitario. Nell’ottica di recuperare il senso profondo del dovere di solidarietà, da cui discende il dovere tributario, sarà importante, secondo l’autore, recuperare proprio un nuovo “senso del dovere” capace di ridare significato a quei doveri posti all’interno della nostra Costituzione.

Crisi fiscale: manca un ethos condiviso - Paolo Foglizzo

Il fondamento ultimo della necessità della contribuzione fiscale in una società civile è quello del bene comune. Il ruolo della politica è centrale dato che ad essa viene demandata sia la definizione del perimetro del bene comune sia l’organizzazione dei servizi ed infine l’equa ripartizione del loro costo. Se il metodo della politica è quello della mediazione, è proprio nello svolgimento di tale opera che essa trova la giustificazione del suo costo. L’attuale crisi di fiducia verso la politica e verso la fiscalità, segnala l’autore, in realtà rischia di essere l’epifenomeno della mancanza di un progetto condiviso di società: sembra, infatti, che gli interessi individuali siano l’unico metro di valutazione dell’agire personale così da non giustificare rinunce in vista di un bene comune superiore percepito da tutti gli individui. L’esito della crisi molto dipenderà da come la questione di un ethos condiviso verrà risolta.

 

Il nodo della perequazione - Gilberto Muraro

Mano a mano che una società diventa più ricca, emerge una domanda di servizi pubblici sempre più esigente in termini di aderenza ai bisogni locali: non vi è dubbio che un governo locale appare in grado di soddisfare meglio simile domanda, inoltre la crescente difficoltà di prelievo fiscale induce gli stati a dare più spazio al prelievo locale, perchè teoria e pratica insegnano che il contribuente fa meno resistenza alla tassazione, sapendo che il denaro prelevato viene speso a vantaggio della sua comunità locale. In Italia ad oggi la questione è regolata dal riformato titolo V della Costituzione, e in particolare dall’art. 119 che sancisce il diritto-dovere di ciascun ente periferico di far fronte con le sue entrate ai compiti ricevuti; e tuttavia, stanti gli squilibri economici nel territorio, ha dovuto includere tra tali entrate non solo i tributi propri e le compartecipazioni al gettito dei tributi erariali riferibile ai territori locali ma anche i trasferimenti di un fondo perequativo. Ecco perché in Italia si parla di federalismo solidale, capace di aggiungere la solidarietà al binomio “autonomia-responsabilità” che caratterizza il federalismo.

 

Il “pubblico” prevale sul “privato” - Carlo Declich

La Costituzione italiana riconosce i diritti della famiglia ed impegna lo Stato ad agevolarne la formazione. Esiste un articolato dibattito su che tipo di sostegno economico e con quali modalità vada erogato alle famiglie. L’attuale sistema fiscale considera l’individuo come unità impositiva, e prevede agevolazioni per i genitori attraverso detrazioni o deduzioni. Una strada diversa consisterebbe nel cambiare l’unità impositiva, definendo un sistema fiscale strutturato sulla famiglia, anziché sui singoli. Il cosiddetto quoziente familiare permetterebbe da un lato la soddisfazione del criterio di equità orizzontale ed il venir meno della discriminazione di famiglie monoreddito, ma dall’altro aumenterebbe il rischio che i benefici ricadano solo sui ceti che percepiscono redditi medi.

Vi è, per l’autore, la necessità di ripensare il quadro delle politiche familiari, non solo con strumenti fiscali più efficaci, ma anche grazie all’adozione di una serie misure legate a servizi che agevolino nel concreto il ruolo della genitorialità.



APPLICAZIONI

Ufficiale Guardia di Finanza
L'integrità del funzionario
- di Alessandro N. Serena

Dottore Commercialista
Il difficile compito della mediazione
- di Roberto D'Imperio

Garante del contribuente
A tutela del cittadino onesto
- di Silvio Pieri

Indicazioni bibliografiche

RUBICHE PER AMBITI PROFESSIONALI

Ambiente / Imprese petrolifere – Il carburante della nuova economia
- Elisa Chiaf
Coinvolte nel dibattito sullo sviluppo sostenibile, le imprese hanno iniziato a comprendere che il successo aziendale non dipende solo dal raggiungimento del profitto. Il soddisfacimento delle esigenze degli stakeholder e l’attenzione verso le conseguenze socio-ambientali del proprio operato sono diventati i temi centrali delle teorie e delle prassi della responsabilità sociale delle imprese. L’intervento prende in esame i bilanci di sostenibilità delle imprese petrolifere, documenti volontari di rendicontazione delle azioni socialmente responsabili intraprese e strumenti essi stessi di relazione con tutti gli stakeholder. Si tratta di un settore economico che presenta alcune particolarità: concorrenza limitata e barriere all’entrata, domanda rigida, forte impatto ambientale e sociale per lo più nei paesi in via di sviluppo, risultati economici costantemente positivi. I bilanci redatti prendono in considerazione in special modo i risultati nei settori della sicurezza del personale, del rispetto dell’ambiente e dell’impegno sociale. L’autrice non manca di far notare l’assenza nei bilanci di riferimenti a temi critici, quali l’esistenza di accordi limitativi della concorrenza tra imprese del settore, l’accusa di scarsa trasparenza nei rapporti con i governi dei PVS e di aggiramento della normativa a tutela dell’ambiente mediante l’esternalizzazione dei trasporti petroliferi.

Formazione / Valore della crisi – I conflitti danno “forma” al sé - Paola DUSI
L’uomo è per sua natura un essere che agisce; così facendo si incontra, e si scontra con le altre realtà. L’azione umana è quindi sempre inter-azione, che spesso assume la forma della relazione contrastante, e dunque conflittuale.
Partendo da questa premessa, che caratterizza la vita umana fin dall’infanzia, l’autrice ricorda come la tematica del conflitto si stato oggetto di riflessione fin dall’antichità, che ne ha posto in evidenza soprattutto gli aspetti negativi, considerandolo come espressione di disordine, disarmonia, discordia.
In realtà il conflitto può essere un luogo positivo: è un modo per manifestare le proprie esigenze, per stabilire relazioni e riconoscere se stesso e gli altri, per maturare le proprie capacità. Per queste ragioni il conflitto può essere un luogo di formazione della personalità, che il soggetto è poi chiamato a vivere in modo responsabile e libero, verso se stesso e nei confronti degli altri.

Sanità / Medicina e filosofia – Il dialogo possibile, anzi necessario - Francesca Marin
Il tema del rapporto tra medicina e filosofia, dialogo indispensabile e biunivocamente arricchente,  è analizzato dall’autrice secondo la prospettiva del modello filosofico suggerito dai contributi di Edmund Pellegrino e David Thomasma. Essi reputano la philosophy of medicine coma la forma più feconda dell’interazione tra medicina e filosofia, da preferire rispetto ai modello denominati philosophy and medicine e philosophy in medicine. La philosophy of medicine ha come obiettivo principale il comprendere come sia e come dovrebbe essere la medicina e adotta verso di essa un approccio fenomenologico, essenzialista e teleologico. Essa si focalizza sul rapporto medico-paziente, punto di partenza di ogni altra dimensione medica, prendendo in esame gli aspetti dell’esperienza della malattia (nuovo stato esistenziale di dipendenza e vulnerabilità), l’atto di professione (promessa d’aiuto in condizioni di ineliminabile asimmetria che carica di responsabilità il medico e instaura una relazione fiduciaria) e l’atto della medicina (giusta e buona azione terapeutica). L’agire medico, oltre che tecnicamente corretto dovrà essere moralmente buono, cioè in sintonia con i valori di coloro che partecipano all’evento clinico, e intrinsecamente orientato al raggiungimento del bene del paziente. L’articolo si sofferma quindi sulla centralità all’interno dell’etica medica del principio di beneficenza che caratterizza la pratica medica, riferendo in merito ai tre livelli di beneficence individuati da Pellegrino e Thomasma. In proposito gli autori sentono il bisogno di proporre un nuovo modello di etica medica, definito beneficence in trust , avente l’obiettivo di perseguire un ideale di beneficenza che non annulli ma rispetti e accresca l’autonomia del paziente.


Spazio aperto / Sport e bilancio sociale
Il valore aggiunto generato dallo sport
- di Luciano Munaretto


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Non è facile affrontare in modo pacato e obiettivo la questione della fiscalità, specie quando si tenda a interpretarla, con una certa dose di semplificazione, nei termini di un mero contrasto tra Stato e cittadino. Le reciproche accuse, le rivendicazioni, la sottolineatura delle inadempienze rientrano in una strategia che in definitiva è condivisa da entrambi i contendenti, al di là di obiettivi ovviamente differenti. In Italia il livello dell’evasione fiscale raggiunge ancora vette stratosferiche, che non trovano il benché minimo riscontro in nessun altro Paese liberal-democratico, europeo o americano che sia; molti evadono o eludono confidando nella scarsità e nella lentezza dei controlli o nell’arrivo, prima o poi, di qualche condono; altri si sentono legittimati ad assumere comportamenti “in-civili” (nel senso che non sono degni del “civis” - cittadino - che partecipa del bene della vita comune), oltre che moralmente esecrabili, appellandosi all’inadeguatezza e all’inefficienza dei servizi erogati dallo Stato.
Non sempre viene assicurata a tutti i cittadini, soprattutto se privi di conoscenze tecniche, un’informazione semplice e corretta in materia tributaria, come vorrebbe lo Statuto dei diritti del contribuente (artt. 5-6): norme complesse, spesso poco chiare, rendono obiettivamente arduo il compito del contribuente, ancorché assistito da un professionista coscienzioso e preparato; non solo: la non completa attuazione dell’istituto della compensazione, i ritardi nel rimborsare i crediti fiscali e piú in generale un’imposizione molto elevata, anche perché gravante sui cittadini onesti (per virtú o per necessità) che si trovano a dover pagare anche al posto dei “furbi”, sono motivi piú che comprensibili di insoddisfazione e di malcontento.
Eppure, impostare cosí la questione, nei termini di una semplice contrapposizione tra Stato e cittadini, appare essere riduttivo. Si va dicendo che il “patto fiscale” in Italia si è rotto; ma forse dovremmo aggiungere che la rottura di questo patto è ancor prima la testimonianza del venir meno di un altro patto, piú importante e originario, il “patto sociale” tra i cittadini stessi. L’imposizione fiscale, che ciascuno di noi vorrebbe fosse contenuta, senza alcuna legittimazione di sprechi e sperperi da parte dell’amministrazione pubblica, è in verità il riconoscimento delle ragioni fondanti del nostro vivere assieme, in una comunità libera e solidale. Sono tanti i motivi alla base della rottura del patto fiscale; ma forse quelli piú importanti risiedono nel fatto che non si sa piú quale sia il tipo di società nella quale si vuol vivere e prosperare. La fiscalità, dunque, almeno in una prospettiva non puramente individualistica, ha senso solo in riferimento al bene comune; per questo l’attuale crisi della fiscalità evidenzia una piú profonda crisi della politica e della democrazia, e quindi del venir meno di un ethos condiviso.
E' difficile cogliere la rilevanza di questa relazione, specie quando si è mossi da una logica individualistica, che induce a giustificare la legittimità di un esborso da parte del cittadino solo quando ne abbia un guadagno personale diretto e immediato in termini di un qualche servizio di cui usufruire individualmente o per la propria parte (famiglia, gruppo, clan, …). In altri termini: pago le tasse solo se lo Stato mi dà servizi che siano validi ed efficienti (ovviamente sono io a decidere sulla qualità e sull’efficienza dei servizi forniti).
Non è questa la logica della nostra Costituzione né, a dire il vero, la logica difesa da ampie e accreditate correnti del pensiero filosofico-politico e giuridico, come ben argomenta l’intervento di Franco Gallo. La Costituzione all’art. 53 stabilisce che tutti devono «concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva»; inoltre, afferma che il sistema tributario deve conformarsi a «criteri di progressività». Capacità contributiva e progressività vanno poi finalizzati ai «doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale» (art. 2). Ed è sempre l’art. 2 a tenere strettamente uniti «diritti inviolabili» e «doveri inderogabili», a ricordare che i primi non possono essere tutelati adeguatamente se non sono sostenuti dai secondi (incluso anche il dovere tributario). La crisi del patto fiscale o, meglio, del patto sociale passa oggi attraverso la divaricazione tra diritti e doveri, con dinamiche culturali e sociali spesso contraddittorie e demagogiche, quasi che una richiesta sempre crescente di servizi e maggiori tutele non dovrebbe comportare, chissà in forza di quale magia, anche un aumento dei relativi costi. Lungi dall’essere inteso come semplice pedina di scambio tra il contribuente e lo Stato erogatore di servizi, il dovere tributario è allora espressione del dovere di solidarietà, senza il quale non possono essere tutelati appieno i diritti propri e di ciascuno.

Il Direttore
Antonio Da Re


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