Etica per le Professioni. PROFESSIONI E INTERCULTURALITA'

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Editoriale

Professioni e interculturalità

DOSSIER

Breve glossario della società interculturale - di Alessio Surian

Nuove regole per una nuova società - di Enzo Pace

Prendendo ad esempio il funzionamento del sistema educativo in una società multiculturale, l'articolo intende mostrare cosa significhi parlare d'interculturalità. Il sistema educativo, infatti, può essere considerato un'articolazione dello spazio pubblico per la valorizzazione del dialogo fra culture diverse, le quali sono a chiamate a convivere, in una stessa comunità politica. L'interculturalità è un processo sociale d'individuazione di regole che favoriscano un'azione comunicativa orientata alla ricerca di un'intesa etica. L'obiettivo è la definizione della regola giusta, valida per tutti, che permetta alle diverse culture, di sentirsi tutelate nella loro identità e, al tempo stesso, coinvolte direttamente nella scrittura di un nuovo un patto di solidarietà.

Non solo formazione professionale - di Enrico Pugliese
La presenza degli immigrati in Italia è aumentata significativamente in tutti gli ambiti lavorativi. Se si considerano le occupazioni da essi ricoperte, localizzzate prevalentemente negli ultimi livelli della scala occupazionale, emergono le contraddizioni relative al mancato riconoscimento delle effettive mansioni svolte e all'inserimento in attività dequalificate. Accanto alla questione dello squilibrio tra qualificazione posseduta e lavoro svolto, c'è poi il tema, affrontato specificatamente nell'articolo, della formazione professionale dell'immigrato in vista dell'accrescimento della capacità lavorativa e della promozione nella scala sociale. A fronte di una grande disponibilità degli immigrati a seguire corsi di formazione professionale, sorgono alcuni interrogativi sull'adeguatezza degli strumenti e sui contenuti della formazione, che spesso non sono in grado di valorizzare il capitale umano e di avviare questi lavoratori verso una domanda di lavoro qualificata.

Interpretare, progettare e formare - di Franco Pittau, Lidia Pittau, Oliviero Forti
Il fenomeno migratorio ha assunto in Italia una dimensione strutturale, contrassegnata dall'aumento continuo delle presenze, del formarsi di nuclei familiari, dall'inserimento degli stranieri nel mondo del lavoro e della scuola. L'articolo esamina il ruolo della mediazione culturale e i caratteri della nuova figura professionale del mediatore culturale, entrata per la prima volta nella legislazione italiana con la legge 40/1998. La mediazione culturale è un'azione d'insieme che favorisce il processo d'integrazione degli immigrati e di mutamento della società italiana; ed è il livello al quale si gioca la riuscita della politica migratoria di un paese. Vengono quindi esaminate le caratteristiche professionali di questa figura e le problematiche relative alla formazione, ai rapporti di impiego, al coinvolgimento delle associazioni degli immigrati e al ruolo delle regioni e degli enti locali.

I diritti umani tra aspettative e conflitti - di Farco Ferrero
L'Italia si trova di fronte alla sfida della società multiculturale e della conciliazione tra riconoscimento delle differenze e mantenimento della coesione sociale. Sul piano giuridico si pongono alcuni problemi di attrito tra ordinamento e istanze dei migranti, per i quali alcune soluzioni sono state individuate in altri paesi. Ma i problemi che la società multiculturale pone all'ordinamento giuridico, al di là di quelli relativi all'ordine pubblico attenuato, hanno natura più complessa. Il saggio analizza quattro modelli teorici di spazio multiculturale attraverso i quali si cerca di cogliere tale complessità: il modello politico liberale classico, quello della "cittadinanza multiculturale" di Kimlicka, quello "massimalista" e quello del Corporate Multiculturalism. Affronta poi la questione dei processi migratori nel contesto della mondializzazione dell'economia e il tema dell'adeguatezza del concetto di cittadinanza e dei diritti fondamentali per affrontare la costruzione della società multiculturale.

APPLICAZIONI

IL MEDIATORE CULTURALE / La misura della vera integrazione - di Adel Jabbar

IL GIORNALISTA / Informare oltre gli stereotipi - di Jean Loenard Touadi

IL MEDICO / La cura del malato non ha confini - di Aldo Morrone

L'IMPRENDITORE / Lo sviluppo dipende dagli immigrati - di Franco Dall'Armellina

Indicazioni bibliografiche

RUBICHE PER AMBITI PROFESSIONALI

Ambiente / Sviluppo sostenibile
Imprese con certificazione ambientale
- di Antonio Ereno
Le politiche di sviluppo sostenibile trovano il loro fondamento nella stretta interdipendenza tra sviluppo economico, salvaguardia dell'ambiente ed equità sociale. Questa convinzione è condivisa dai cittadini, dalla forze sociali e dalle istituzioni. Anche il mondo imprenditoriale intende dare un contributo alle politiche di sviluppo sostenibile: Confindustria si è impegnata a fare del 2002 l'anno per la qualità dell'ambiente nell'impresa, in particolare tramite l'espansione delle certificazioni ambientali dei sistemi di gestione aziendale secondo gli standard europei o internazionali. L'articolo presenta obiettivi e progetti dell'associazione degli industriali italiani e non trascura di sollevare alcune questioni etiche relative alla professionalità dei valutatori e ai processi certificativi.

Economia / Rientro dei capitali
Scudo fiscale: rimpatrio o condono?
- di Marco Piccolo, Riccardo Milano, Francesco Renne
Il d.l. 25.9.2001, n.350, noto come "scudo fiscale", favorisce il rientro in Italia dei capitali realizzati o detenuti all'estero in violazione di norme fiscali o valutarie. Pagando una modesta percentuale sulla somma oggetto dell'emersione è possibile estinguere una serie di violazioni di carattere tributario con la garanzia della riservatezza. Esaminate le finalità economiche, fiscali e di bilancio del provvedimento, due articoli affrontano i nodi etici da esso sollevati, giungendo a conclusioni diverse, specialmente con riguardo alla natura di "condono" del decreto legge e al rischio paventato di favorire occasioni di riciclaggio alle centrali della criminalità. Un terzo intervento si chiede quale debba essere l'atteggiamento degli operatori della finanza etica di fronte alla richiesta di applicare il provvedimento.

Formazione / Operatori penitenziari
Oltre la pena: la riabilitazione sociale
- di Lorena Orazi
A partire dalla riforma penitenziaria del 1975 si è avviato un processo di trasformazione che mira, in attuazione del dettato costituzionale, a coniugare nella pena lo scopo retributivo e l'intento rieducativo. Un processo che ha richiesto il rinnovamento dell'amministrazione penitenziaria e ha posto tra le priorità la formazione e l'aggiornamento professionale degli operatori penitenziari. L'intervento prende in esame i modelli di reclutamento del personale e i programmi di formazione e di aggiornamento periodico, anche alla luce delle risoluzioni del Consiglio d'Europa in materia, mettendo in risalto i risultati raggiunti ed avanzando alcune proposte per migliorare la qualità della formazione.

Sanità / Sperimentazione
Ricerca medica e donne in età fertile
- di Adelaide Conti e Antonella Poli
La sperimentazione farmacologica, indispensabile per verificare sicurezza ed efficacia dei farmaci, è un'attività lecita e doverosa. Partendo questa premessa e ricordati i principi cardine dell'etica professionale nell'attività sperimentale, l'articolo prende in esame il caso, oggetto di accesi dibattiti scientifici ed etici, dell'"underrepresentation" delle donne in età fertile dai protocolli di ricerca, motivato dal pericolo che insidia l'eventuale embrione nell'attuazione della sperimentazione e dalla loro minore attendibilità a causa della fluttuazioni ormonali cui vanno soggette, e la pratica che spesso impone l'obbligo di assumere contraccettivi ormonali.

Spazio aperto / Libere professioni
Gli Ordini "condannati dal Garante
- di Ivone Cacciavillani


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Il fenomeno dell'immigrazione prende corpo nella società italiana nella seconda metà degli anni Ottanta, per incontrare il suo momento topico, specie se collegato o addirittura identificato con il tema "clandestini", con il rimpatrio forzato di 21.000 albanesi sbarcati in Puglia nell'agosto del 1991. Seguendo, da lontano, un mutato atteggiamento dell'Unione Europea (da fortezza chiusa a società invecchiata, bisognosa di lavoratori stranieri per mantenere sistema produttivo e condizioni minime di Welfare), anche l'Italia comincia a guardare al mondo dell'immigrazione come a un fenomeno strutturale ed essenziale alle esigenze del mercato del lavoro. A distanza di dieci anni dalla concentrazione di chi proveniva dall'Albania nello stadio di Bari in vista di un rimpatrio forzato, campagne mediatiche e strumentalizzazioni politiche a parte, è doveroso registrare qualche apertura riguardo alle opinioni degli italiani, ma anche provvedimenti legislativi non certo votati a qualificare l'Italia come Paese ospitale. I contributi qui raccolti tengono conto di questi segni diversi e di una situazione generale complessa e in evoluzione. In apertura Alessio Surian individua, attraverso un'opportuna opera di chiarificazione terminologica e concettuale, le parole chiave che consentono di accedere al tema, non sempre lineare e privo di equivoci, dell'interculturalità. L'articolo di Enrico Pugliese traccia un quadro di riferimento sulla condizione degli immigrati in Italia e sul rapporto con il mondo del lavoro e della formazione, rilevando come gli immigrati siano relegati in Italia agli ultimi livelli della scala occupazionale, con dati ancora piú marcati se si considera la componente femminile. Gli strumenti del sociologo e alcuni riferimenti statistici caratterizzano l'analisi di Enzo Pace che iscrive la sua riflessione sulle relazioni interculturali in Italia nel confronto con le politiche di altri Paesi dell'Unione Europea e con modelli di integrazione diversi come quelli di Gran Bretagna e Germania. L'articolo si sofferma sulle politiche scolastiche considerate anche come indicatori della riuscita sociale di persone, di seconda e di terza generazione, discendenti da famiglie d'immigrati: riuscita che può essere valutata, appunto, anche in termini di successo scolastico. Atteggiamenti e necessità delle imprese vengono poste in primo piano nel contributo preparato da Franco Dall'Armellina, con particolare riferimento al mercato del lavoro nel Nord-Est, con accenti drammatici sull'attuale quadro demografico che rende strutturale il rapporto con i flussi migratori. Come creare le condizioni per relazioni meno strumentali che considerino la complessità dei rapporti interculturali? Da Jean Léonard Touadi, conduttore del programma televisivo "Un mondo a colori", giungono numerose sollecitazioni a riflettere sulla comunicazione interculturale, mentre al tema centrale delle nuove professioni in àmbito interculturale, quello della mediazione e delle sue numerose applicazioni, sono dedicati i contributi di Adel Jabbar (Studio Res, Trento) e di Franco e Lidia Pittau e Oliviero Forti ("Forum per l'intercultura" della Caritas di Roma). Non manca infine la considerazione di come le trasformazioni sociali in atto si riflettano anche sul significato e la pratica delle professioni piú tradizionali, a cominciare da quella del medico (Aldo Morrone). Ulteriori spunti di riflessione su un quadro giuridico sintomatico di incertezza e discriminazione nei modelli di integrazione vengono offerti da Marco Ferrero, avvocato, che può contare su un osservatorio diretto qual è quello dell'ASGI, l'Associazione Studi Giuridici Immigrazione. Nel consegnare al lettore il dossier siamo consapevoli che la riflessione su questi temi è ancora agli inizi e soffre inevitabilmente del confronto con l'attualità culturale e politica: di fronte alla paura e alla richiesta di sicurezza che prepotentemente vasti settori dell'opinione pubblica esprimono, anche sul piano elettorale (il recente voto in Francia e in Olanda docet), è forte la tentazione di percorrere la scorciatoia della chiusura nella propria presunta identità. I fenomeni complessi di una società come la nostra non si governano agitando le passioni o fomentando l'odio, e neppure adottando approcci astratti e ingenui, privi di qualsiasi problematicità. Un antidoto a simili unilateralità può certo provenire dall'elaborazione di nuove esperienze professionali, capaci di rispondere nel concreto, e non in astratto, alle sfide poste da una società inevitabilmente multiculturale. Qualcosa di queste esperienze è stato detto nel dossier; ma la riflessione va continuata e approfondita: è ciò che ci ripromettiamo di fare in futuro, auspicabilmente con il concorso diretto dei lettori.


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