Vaccinazioni: alla ricerca del rischio minore

Immunizzarsi dalla paura, scegliere in libertà

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Vaccinazioni: alla ricerca del rischio minore  Eugenio Serravalle   Il Leone Verde
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I vaccini sono tutti uguali? Qual è la durata? Quale l'efficienza? Cosa si intende per immunità di gregge? È la stessa per tutte le malattie?

Sono solo alcune delle tante domande cui risponde il libro di Eugenio Serravalle venendo incontro alla necessità di moltissimi genitori di avere un'idea più precisa su tali questioni dopo la tempesta di dichiarazioni, prese di posizione, decreti ministeriali e marce indietro delle stesse istituzioni, che hanno generato confusione e incertezze; e conclusa, per imposizione di legge, con l'introduzione dell'obbligatorietà per 10 vaccinazioni.

Restano tuttavia le domande, i dubbi, le argomentazioni pro e contro che un genitore vorrebbe sempre raccogliere, anche se di segno diverso, per capire meglio e senza condizionamenti in che termini stia la questione in Italia e nel mondo, quali dati, esperienze, casi e osservazioni dirette di reazioni avverse non emergano dalla farmaco-vigilanza, e risultino oscurati dalle statistiche dei grandi numeri, pur essendo comunque significativi a livello del singolo individuo.

Un libro per i genitori, ma anche per chiunque voglia imparare a distinguere, al di là della questione vaccinale, ciò che è utile alla propria salute dai finti bisogni creati dalla commercializzazione dei farmaci e da alimentazione e stile di vita inadeguati. In un'epoca ossessionata dalle fake news, questo libro rappresenta una lettura indispensabile per imparare ad applicare il senso critico ad argomenti sui quali ci troviamo spesso più indifesi, cioè l'informazione medico-sanitaria diffusa da stampa e televisione.

L'Autore accompagna il lettore nel labirinto dei dati e dei termini tecnici con chiarezza e linearità, dedicando anche alcune pagine alla rievocazione della propria esperienza più che trentennale di pediatra, che ha costituito il punto di partenza per valutare, e a volte criticare, alcune tesi ufficiali.


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Eugenio Serravalle



torna suIndice del libro

Indice
Presentazione
Introduzione
Introduzione alla seconda edizione

-PRIMA PARTE-
I - Le ragioni dell'obbligo Malattie e ingiustizia sociale
Grafici dell'andamento della mortalità in Italia per malattie infettive
Immunità di gregge
La soglia raccomandata non corrisponde alla soglia critica per l'immunità di gruppo
Ogni malattia ha la sua immunità di gregge
Ogni vaccino ha la sua efficacia, la sua efficienza e la sua durata
Vaccinologia personalizzata
Fallimento vaccinale
Marketing, psicologia e informazione

II - La scienza e i dogmi
Errori poco salutari
L'indizio
Lavorare da eretici
Gabriele e Kawasaki

III - La strategia del catastrofismo
Vaccini "mutanti"
Oroscopi influenzali
Pandemie, pandemoni, e molta confusione
Una mano dal cielo
Maiali influenzati e opinione pubblica influenzabile
Cronaca di una farsa: l'invasione del virus A/H1N1
Gli interpreti
Tom Jefferson e la guerra di indipendenza (dalla paura, dai vaccini e dai farmaci inutili)
L'importanza delle parole
I vaccini antinfluenzali sono efficaci?

IV - L'invenzione delle malattie
Cosa ostacola la libera espressione delle idee in campo medico
Desease mongering
Come rendere malati degli individui sani
Bambini sani, anzi malati
I fattori di rischio e il concetto di normalità in medicina
Conflitti di interesse

V - Le malattie inventate Inventare una malattia infettiva
Cosa si dovrebbe sapere (e non si dice) sul papillomavirus
Potenza della pubblicità: papillomavirus e pizza
Potenza dell'industria: papillomavirus e conflitti d'interessi
Cosa è bene sapere sul rotavirus per non essere contagiati... dalla paura
Tra i bambini di altri Paesi
Un modo più sicuro dei vaccini per combattere la malattia
La grande paura: fatti, dicerie e invenzioni sulle meningiti
Cos'è la meningite?
Sintomi e diagnosi
Aspetti epidemiologici della meningite
Pneumococco
Vaccini antipneumococcici
Primo effetto delle vaccinazioni di massa contro lo pneumococco: rendere più "creativi" i batteri
La conferma del rimpiazzo: quali sono i vantaggi?
Il rimpiazzo in Italia
Il vaccino contro lo pneumococco è utile per chi frequenta l'asilo?
Reazioni avverse del vaccino contro lo pneumococco
Meningococco
Meningococco: capiamo le sue caratteristiche
Epidemiologia
Meningococco in Italia
Non tutti i meningococchi sono uguali
Vaccini antimeningococco C
Il vaccino antimeningococco B
In Europa e negli USA
Anche i meningococchi diventano più "creativi" con la vaccinazione di massa
Emofilo
Il vaccino: era davvero il caso di renderlo obbligatorio?
Il cocktail per la paura: malattia reale e dati irreali
2015, torna in Toscana la grande paura
Per un pugno di copie
L'epidemia mediatica
Con il mondo dell'invisibile
Non esiste la bacchetta magica

-SECONDA PARTE -
VI - I vaccini: cosa sono, cosa fanno e cosa possono fare
Una differenza essenziale: prevenzione e profilassi
Come funziona un vaccino
Non sempre le ciambelle riescono col buco

VII - Medicina e diritti: il valore dell'informazione
L'informazione
Chiedete ai vostri amici
Il consenso disinformato
Primum non nocere
Bambini non omologabili
Esitazione vaccinale
Il vaccinatoio
Calendari vaccinali a misura di bambino
Non mi dire niente...
Qualcuno saprebbe dirmi... ?
Perché non me lo avete detto?
Le sospette reazioni avverse, queste sconosciute
Quando nella percentuale insignificante di danneggiati da vaccino c'è tuo figlio
Storia di Andrea
Storia di Silvia
Storia di Marco, Andrea, Alberto
Alcune riflessioni
Obbligo vaccinale in Europa: assenza di strategie condivise
Situazione attuale della poliomielite
Chi ha paura dell'uomo nero?

VII - I pericoli dell'obbedienza: vaccini e forze armate
I pericoli dell'obbedienza
Luigi vai in prigione, e che ti serva da lezione

~ TERZA PARTE ~
IX - La salute naturale (ammalarsi ieri e oggi)
La salute artificiale
La promozione commerciale di prodotti nocivi

X - Primo, latte di mamma
Sei pasti ogni tre ore e mezzo
Ogni mamma ha il latte per suo figlio
Tanti modi per essere mamma

XI - I FATTORI DELLA SALUTE: ALIMENTAZIONE E AMBIENTE
Nutrire l'intelligenza
Vi racconto il GAS
Chi me lo fa fare di mangiare biologico?
L'ambiente sono io
La dieta mediterranea
I carboidrati
I grassi
Le proteine
Quanto mi muovo

XII - La salute naturale
Gli effetti "aspecifici" dei vaccini
Una lettera senza risposte
Bambini non vaccinati, perché nessuno li studia?
Bambini naturalmente sani
Lo studio del German Health Interview and Examination Survey for Children and Adolescents (KiGGS)
I bambini che praticano l'homeschooling in USA
Le difficoltà di realizzare studi clinici adeguati

XII - Le difficoltà della scelta
Svezzare i pazienti per tutelarli
Dover scegliere
Alla ricerca del rischio minore

Appendice


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Eugenio Serravalle



torna suPresentazione - Roberto Volpi

L'ultima fatica di Eugenio Serravalle è certamente la sua opera più compiuta e riuscita. Opera che si può decidere di leggere come di non leggere – ça va sans dire. Ma che comunque ci interroga; e interroga, paradossalmente, anche coloro che non la leggeranno e perfino quanti non ne sentiranno neppure parlare. Perché certi concetti, certe argomentazioni, certi dati qui riportati e discussi entrano come a dispetto nel dibattito pubblico, anche quando non si vorrebbe, anche quando sono ad essi precluse le tribune più alte e prestigiose. Perché possiedono non soltanto una loro forza interna, una loro capacità esplicativa di rappresentare cosa e come succede, nella fattispecie, nel campo della sanità pubblica. Ma anche, e vorrei dire soprattutto, una autenticità che si sente, si respira in ogni pagina, in ogni discorso, in ogni valutazione. Autenticità che deriva all'autore dalla sua duplice natura di studioso serio e autorevole, e di pediatra stimato perché costantemente alle prese con i problemi dei bambini mai ridotti ad allarme ed esagerazione, per quanto tocchino la sfera dell'infanzia che più si presta ad allarmi ed esagerazioni, quella della salute.
Il lavoro di pediatra sul campo, a contatto con i bambini e i loro problemi – non semplicemente di salute ma di sviluppo e perfino di educazione –, non è in Serravalle un sovrappiù per cercare di dare “corpo” al suo lavoro di studioso ma un “primus” che sorregge quel lavoro, lo indirizza, lo nutre. Questo, rispetto ai suoi precedenti lavori, è ancor più il libro del pediatra che dello studioso. Nella casistica ch'egli porta a supporto delle sue argomentazioni scientifiche non c'è l'inadeguatezza o l'artificiosità che si avverte a volte in operazioni del genere, che partono da posizioni precostituite – e dunque in certo senso ideologiche –, salvo tentare di dar loro sostanza e freschezza con dati che sono poco meno di niente, ovvero fumo, pretesti per sfoggiare una scientificità che latita proprio perché non nasce da “sensate esperienze”. Qui, nelle pagine di Eugenio Serravalle, siamo, e si sente, nel mare addirittura di quelle sensate esperienze – non solo dell'autore, ma vorrei dire di tutta una corrente di pensiero – che proprio per essere tali portano inevitabilmente a ricollocare nel suo argine e a ridimensionare tutta l'esperienza vaccinatoria in Italia e nel mondo occidentale più in generale. Non è, si badi – perfino a dispetto dell'accattivante sottotitolo, di quel “perché non ho vaccinato i miei nipoti”1 – un “vaccini sì-vaccini no”, un prendere o lasciare, un inappellabile verdetto di condanna di tutta la politica delle vaccinazioni di questi anni, in Italia e fuori. È piuttosto l'invito a ripensare la materia alla luce di una cultura non già alternativa, come sarebbe facile ma ancor più sbagliato etichettarla, e nemmeno alla luce di una controcultura medico-sanitaria che lascerebbe in bocca il sapore di cose già viste, fasi storiche già attraversate, battaglie già combattute e normalmente perdute anche perché immensamente ingenue o presuntuose ma, proprio all'opposto, alla luce di una prospettiva metodologica e filosofica che è insieme umanistica e scientifica, e che sempre meglio e con maggiore efficacia riesce a documentare e interpretare quella materia.
E, a proposito di documentazione, proprio il libro di Eugenio Serravalle mi ha ricordato due fatti, assai significativi, collegati tra di loro. Il primo è la perdita di 2,4 milioni di vaccini antinfluenzali tra la stagione epidemiologica 2009-2010 – quando la copertura vaccinale ha raggiunto il 19,6 per cento della popolazione italiana – e la stagione epidemiologica 2013-2014 – quando quella copertura è scesa al 15,6 per cento, con una contrazione di quattro punti in percentuale, corrispondenti appunto a 2,4 milioni di vaccini. Il secondo è la recente conferenza stampa dell'8 luglio del ministro della salute Beatrice Lorenzin, in cui ha ricordato come la copertura vaccinale dell'infanzia abbia subìto negli ultimi anni una riduzione anche severa, con punte fino al 25 per cento in meno in alcune aree territoriali, e promesso di conseguenza una più incisiva azione per recuperare quella riduzione e riportare la vaccinazione dell'infanzia a livelli considerati ottimali (dove per livello ottimale le autorità sanitarie internazionali intendono la somministrazione di un vaccino a più del 95 per cento dei bambini). Occorrerebbe invece chiedersi con grande serietà e apertura mentale perché tanto scetticismo verso i vaccini, e segnatamente verso alcuni vaccini – come l'ultimo, quello anti-HPV, rifilato già alle undici-dodicenni ancor prima del menarca. O come, appunto, il sempre meno considerato vaccino antinfluenzale. Una proporzione infima di bambini di 0-23 mesi, pari all'1,3 per cento, ricorre alla vaccinazione antinfluenzale. Che sale, si fa per dire, al 2-3 per cento di bambini vaccinati a 2-8 anni d'età. Ecco, chi legge il libro di Eugenio Serravalle arriva benissimo a capire le ragioni di tanto scetticismo, peraltro in aumento; e le comprende anche quando, com'è il caso del sottoscritto, non può dire di essere d'accordo al cento per cento sull'analisi. Che è accurata e intelligente, affilata e argomentata ma, se una critica proprio devo muoverla, forse un po' troppo compiaciuta della sua giustezza.
Ma proprio il fatto di portare a capire anche al di là di un accordo completo con tutto quel che vi è scritto, a me sembra piuttosto un merito ulteriore del libro, non certo un demerito.

Roberto Volpi

 

Roberto Volpi è stato Responsabile dell'Ufficio di statistica dell’Ospedale provinciale di Pontedera (Pisa) e del Gruppo di lavoro delle statistiche socio-sanitarie della Regione Toscana e membro dell'Osservatorio Epidemiologico della stessa Regione. Ha progettato il Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l'adolescenza del ministero del Welfare; è autore di numerosi testi di epidemiologia e sulla salute, soprattutto pediatrica.


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Eugenio Serravalle



torna suIntroduzione alla seconda edizione - Eugenio Serravalle

I libri invecchiano presto, le idee che contengono no. Non è un paradosso.
Al pari delle foto, i libri rispecchiano una realtà che la cronaca quotidiana rende ben presto superata perché cambia il contesto, cioè il dettaglio dei fatti, anche solo dopo pochi anni. Ma le considerazioni che quei fatti hanno prodotto rimangono.
Nel caso del presente libro, esso contiene una fase importante della mia storia professionale e personale. Per molti aspetti questi profili hanno coinciso in quanto non ho mai applicato a un paziente una teoria o una pratica medica che non avrei applicato a un mio familiare. Anzi, forse è stato proprio a partire dalla mia esperienza personale che spesso è nata la necessità di rivedere la teoria e la pratica medica. Rivedere forse non è la parola più giusta, meglio sarebbe dire “rifletterci su”, “meditare”, e questo libro rappresenta proprio il frutto di tali riflessioni che intendevo condividere con genitori e lettori.
Sono stato accusato, molto spesso, di avere espresso nei miei libri opinioni fuorvianti sui vaccini e potenzialmente pericolose per la salute pubblica, in quanto molte delle idee in essi contenute costituirebbero un esplicito o implicito invito a non vaccinare e avrebbero minato la fiducia del pubblico nei confronti dell'Istituzione sanitaria. Una diminuita fiducia nei protocolli sanitari relativi alle vaccinazioni avrebbe ridotto l'adesione delle famiglie alle pratiche vaccinali in vigore, determinando un abbassamento della percentuale di popolazione vaccinata, ponendo a rischio la cosiddetta immunità di gregge.
Mi sono sempre chiesto se le persone che muovevano queste accuse ci credessero davvero, non all'immunità di gregge, ma alla pericolosità delle mie idee.
Infatti è molto più facile generare la paura di incorrere in una data malattia piuttosto che convincere della scarsa probabilità di contrarla. Le persone tendono sempre a ingigantire i pericoli quando si tratta della propria salute e di quella dei loro figli. Più che mai tendono a farlo quando stampa, televisione e istituzioni parlano di epidemie o pandemie: in anni recenti, annunci di questo tipo hanno prodotto l'assalto alle farmacie per acquistare medicinali che erano stati inquadrati per pochi istanti durante i servizi televisivi che trattavano delle terapie per contrastare una malattia dichiarata pandemica. Se l'opinione pubblica è manipolabile, lo è quasi sempre nel senso che mostra una eccessiva propensione a lasciarsi pervadere dalla paura di una qualche minaccia incombente, qualsiasi essa sia: malattia, catastrofe naturale o fallimento bancario. Lo sanno bene gli speculatori che su queste paure ci campano.
La mia è sempre stata, o almeno ha sempre voluto essere, una voce di rassicurazione sull'entità esatta dei pericoli che la nostra salute effettivamente corre. Mi piacerebbe credere di avere trovato molte persone disposte ad ascoltarmi grazie alla mia intelligenza e bravura, ma la verità è un'altra, e cioè che tantissime persone – più propense, come ogni essere umano, a provare paura che a non averne –, hanno cominciato negli ultimi decenni a nutrire un timore diverso, e cioè quello di essere raggirati. Non era neppure necessario essere troppo attenti e informati per cogliere i sintomi di un fenomeno degenerativo; bastava leggere distrattamente i giornali mese dopo mese: epidemie sbandierate ma risultate insussistenti; pandemie dichiarate ma risultate infondate; farmaci inefficaci additati come rimedi salvifici; e viceversa: farmaci salvavita venduti nel nostro Paese a prezzi inavvicinabili, e prodotti in altri Paesi a prezzi abbordabili; sistemi di malaffare nella sanità pubblica con grave danno dei pazienti in regioni di solito simbolo di efficienza e virtù produttiva; contratti secretati tra governi e società farmaceutiche; conflitti di interesse di rilievo penale tra medici e case produttrici di protesi o attrezzatura medico-sanitaria; nepotismo familiare nei primariati.
L'effetto di un sistema di questo tipo sulla fiducia della gente nei confronti della sanità pubblica è stato, inutile dirlo, devastante. Perfino recenti vicende che nulla hanno a che fare con la sanità, come il crollo di alcune infrastrutture, hanno finito per riverberarsi, in modo indiretto, proprio sull'immagine del Sistema Sanitario Nazionale. Infatti il divieto di rendere pubblici alcuni contratti è stato presentato per settimane come un innocuo dettaglio tecnico da parte di alcuni dei soggetti coinvolti, e si è rivelato, viceversa, un potente strumento di guadagno indebito per alcuni, una scoperta che a molti ha ricordato gli altrettanto segreti contratti tra produttori di vaccini e i vari governi succedutisi nel tempo.
Solo un attacco incontrollato di megalomania potrebbe indurmi a pensare che sia da attribuire alla diffusione dei miei libri anche solo una minima parte della sfiducia che l'opinione pubblica ha dimostrato in misura crescente nei confronti delle istituzioni sanitarie negli ultimi decenni. Diciamo che queste ultime hanno come minimo sbagliato strategia, non credendo abbastanza nel metodo della trasparenza per realizzare i propri obiettivi. Infatti se sei convinto di qualcosa, la rendi pubblica, non la secreti; e se sei convinto che un vaccino non abbia praticamente mai eventi avversi gravi, potenzi, non trascuri la farmaco-vigilanza per rafforzare la fiducia pubblica in quello che dici. Se c'è allarme epidemiologico, allora c'è sempre, non può venire e svanire con le ondate mediatiche che supportano la politica vaccinale, di volta in volta diversa, che i vari governi adottano. Se un medico mi propone un vaccino devo sapere che non ci guadagna nulla dal somministrarmelo, altrimenti è mio diritto sospettare sulle motivazioni che lo inducono a consigliarmelo. Se la legge italiana prevede il risarcimento per danno da vaccino, non puoi snobbare come espressione di folclore no-vax la richiesta dei genitori di sapere come, quando e perché è possibile che si verifichino questi casi, per quanto rari, a maggior ragione poi se intendi estendere l'obbligo a tutti i vaccini.
Ciò che resta invariato dunque in questo libro, a distanza di qualche anno, è un sano disincanto, l'attitudine a vagliare i problemi da punti di vista diversi, e soprattutto a esaminare anche i dati che sembrano contraddire le tesi prevalenti (che se sono così solide nulla avranno da temere), oltre alla fede, assai forte, nel fatto che veri custodi della salute siano i determinanti sociali e ambientali indicati nel documento dell'OMS del 2013, Review of determinants and the health divide in the WHO European Region: executive summary. Essi vanno ben al di là dei tradizionali fattori di rischio delle malattie o dei comportamenti individuali e includono il livello di istruzione, del reddito, dell'occupazione, dell'ambiente di lavoro e di vita, e della qualità dei servizi. Dai grafici forniti dal documento sopra citato, l'Italia occupa in genere posizioni di “metà classifica” per molti degli indicatori, ma spicca – e dolorosamente sorprende – il fatto di occupare il quinto posto per i tassi di povertà infantile, subito in coda a quattro Paesi dell'Europa orientale. Come non associare questo dato all'effettiva possibilità di contrasto delle malattie indipendentemente dai vaccini?
Molte cose sono invece cambiate rispetto alla prima edizione del libro: la libertà per i medici di dibattere liberamente certi argomenti e di esprimere posizioni non allineate; la legislazione nazionale sui vaccini; l'atteggiamento, i problemi e i quesiti delle famiglie di fronte al nuovo quadro normativo; la storia del Paese e quella personale dell'autore e dei suoi nipoti, che nel frattempo sono entrati in una fase di età e in esperienze di vita da avere indotto nei loro genitori la decisione di somministrare alcuni vaccini. Per segnalare questo distacco, ma anche ciò che nel libro rimane valido al di là del tempo, nonché (ancora una volta) per una questione di coerenza e trasparenza, ho optato per un nuovo sottotitolo: Immunizzarsi dalla paura, scegliere in libertà.
La questione alla base di questo libro, infatti, non può ridursi alla contrapposizione tra vaccini sì-vaccini no. Se così fosse, un drastico cambiamento di legislazione a favore dell'obbligo vaccinale, come quello degli ultimi anni, renderebbe questo libro obsoleto all'istante, visto che esso in merito alla vaccinazione intende proporre il diritto di scelta.
Al contrario, qualunque sia il quadro normativo di riferimento, non possiamo smettere di interessarci a questioni come quella di una politica sanitaria condotta seriamente e schiettamente nei confronti dei pazienti, senza utilizzare in modo strumentale la paura, diffondendo un'informazione libera da conflitti di interesse, ossia tale da ristabilire la doverosa fiducia tra sistema nazionale della salute pubblica e cittadino.
Un Sistema Sanitario Nazionale che sapesse garantire queste condizioni sarebbe sicuramente il metodo più efficace, oltre che il più gradito all'autore, per rendere i miei libri poco letti, e perfino inutili.
Non sono un antivaccinista...
Comincia così l'introduzione della prima edizione di questo libro. Affermazione estremamente attuale, divenuta d'obbligo per chiunque voglia parlare oggi di vaccini e vaccinazioni. Io l'ho scritto in tempi non sospetti, semplicemente perché è la verità e non per ottemperare a una necessità o a una imposizione. L'“utilità” dei vaccini come mezzi di prevenzione delle malattie infettive è fatto assodato nella cultura di ogni medico. Nel rileggere le pagine scritte in occasione di questa nuova edizione, mi rendo conto di come sia cambiato innanzitutto l'atteggiamento generale sulle problematiche sollevate anche in queste pagine: la libertà di scelta, la libertà di pensiero e di opinione, ha subìto limitazioni inimmaginabili in una democrazia. Le idee non conformi al pensiero dominante sono bollate come fake news, e chi le esprime va messo all'indice; impera un forte richiamo all'ordine e all'obbedienza, pena minacce, sanzioni, esclusione scolastica e sociale per bambini e famiglie, e scomuniche e radiazioni per i medici. Il primo capitolo della nuova edizione del libro ha come oggetto una disamina dell'“urgenza” epidemiologica che ha prodotto tali norme e tale atteggiamento culturale; qui propongo una breve riflessione sul ruolo del medico nella società attuale.
Fare il medico comporta il sapersi muovere tra Arte e Scienza, tra bisogni talora urgenti o drammatici delle persone e necessità di offrire soluzioni pratiche che non sono standardizzabili e uguali. Non è possibile curare davvero i malati solo con le Linee Guida (strumenti peraltro utili, a volte indispensabili), perché è il prendersi cura, il riconoscere la centralità della persona, è la personalizzazione dei trattamenti e dei percorsi diagnostici che offrono i risultati migliori, a volte inaspettati, più gratificanti per il medico e risolutivi per la persona malata. Tutta questa Arte è stata sacrificata per una fraintesa idea di sostenibilità che ha finito per ridurre i diritti delle persone e la libertà del medico di optare per la scelta terapeutica che ritiene più efficace. I miei Maestri di Medicina e di Pediatria erano innanzitutto grandi clinici, dotati di umanità elevatissima, capacità empatiche naturali e cultura umanistica e scientifica profonda. Ci hanno insegnato una Medicina capace di andare anche oltre le astrazioni statistiche, gli standard riconosciuti, perché le fallacie delle “evidenze scientifiche” non sono eliminabili. È il singolo medico che deve valutare e decidere, in scienza e coscienza, quale sia la scelta migliore per il proprio paziente, partendo dall'assunto ippocratico Primum non nocere. L'atto medico comporta responsabilità morali, professionali, legali e umane che, proprio per la loro complessità, hanno bisogno di regole e di norme, ma non di imposizioni automatiche e predefinite, a meno che non si intenda trasformare il professionista nel mero esecutore di direttive altrui. Una “verità probabile” non sempre è di aiuto davanti al letto di un malato, perché gli stessi protocolli terapeutici di riferimento possono essere inefficaci, o discendere da evidenze scientifiche deboli o condizionate da conflitti d'interessi.
Non intendo proporre qui una valutazione dell'autonomia dagli interessi economici dei comitati etici, dei centri di ricerca, delle società scientifiche, ma è evidente l'urgenza di una moralizzazione di quelle istituzioni che devono garantire la scienza per conto della scienza. La profonda cultura dei medici è oggi sacrificata nell'uso della rete: la presenza su Internet è massiva e pervasiva, e anche istituzioni e società scientifiche usano spesso il linguaggio dei social, urlato e chiuso al dialogo. Questo non può non suscitare costernazione in quanti, come me, hanno sempre creduto nell'importanza della solidarietà tra Colleghi, ai valori determinati dall'appartenenza al medesimo Ordine Professionale, alla collaborazione e al rispetto reciproco. Far parte dell'Ordine dei Medici comporta la volontà di non tradirne mai le finalità etiche e lo statuto epistemologico, che vanno dai rapporti tra i contenuti scientifici e gli scopi della medicina, all'obbligo morale di un comportamento dignitoso e decoroso. Ho cercato di praticare la professione con particolare attenzione alla prevenzione e alla partecipazione del paziente nella consapevolezza che la tutela della salute si realizza attraverso l'equilibrio di interazioni con l'ambiente, lo stile di vita, l'alimentazione, i rapporti sociali e le politiche sanitarie. “L'esercizio della medicina è fondato sulla libertà e sull'indipendenza della professione” recita il Codice deontologico: ho coniugato le affermazioni di libertà con il mio senso di responsabilità, frutto di regole scientifiche, esperienza, cultura professionale, e con la mia coscienza, nell'ossequio dei criteri accreditati che costituiscono la dottrina e le leggi dell'arte medica.


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