A scuola di felicità e decrescita: Alice Project

Intercultura ed educazione alla consapevolezza nel cuore dell'India

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A scuola di felicità e decrescita: Alice Project  Gloria Germani   Terra Nuova Edizioni
  • 13,00



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Prefazione del Dalai Lama
Introduzione
Capitolo 1 - Educare alla decrescita - Decolonizzare l'immaginario - Il digiuno di Gandhi e di Terzani - Educare il cuore e la mente - La scuola di Alice
Capitolo 2 - L'epoca dell'emergenza e il «genocidio silenzioso» dei giovani - La perdita di senso - Un malessere metafisico
Capitolo 3 - Valentino Giacomin: un profeta degli anni '80 - Maestro elementare e giornalista - Un'esperienza con la morte - I primi passi della pedagogia in Italia - La Scuola di Alice in India
Capitolo 4 - Dove vanno cercate la felicità e la soddisfazione nella vita? - L'intervista
Capitolo 5 - La Filosofia di Alice: la scienza della mente - La rivoluzione delle scienze contemporanee - L'Ecologia della Mente - Educazione spirituale
Capitolo 6 - Come educare la mente - Tutto è interdipendente e correlato - La natura convenzionale del linguaggio - L'infinita concatenazione delle cause e degli effetti - Maya o il potere dell'illusione che crea il mondo - La pratica della meditazione, dello yoga e delle visualizzazioni
Capitolo 7 - Educare per la Felicità Nazionale Complessiva
Capitolo 8 - Alice: trent'anni di studenti felici - Il Dalai Lama - Da Shamkaracharya a Richard Gere
Capitolo 9 - Favole e racconti - L'onda e l'Oceano - La storia di Pinocchio - La morte che guarisce - Il bello e il brutto - Il segreto della scatola nera - Il re e il Mendicante - Il frigorifero vuoto - Una Filastrocca: c'era una volta la preghiera
Bibliografia

 

In questo libro Gloria Germani racconta una storia italiana che accade in India. Una storia che merita di essere conosciuta e diffusa, perché potrebbe essere una rivoluzione pedagogica nella scuola italiana. Il protagonista è un maestro elementare: Valentino Giacomin.

Ma che ci fa in India questo maestro in pensione di Treviso? Insegna naturalmente, utilizzando il metodo che ha creato e sperimentato nella scuola pubblica italiana per dieci anni: è il Progetto Alice.
Ha scritto a suo tempo un libro, Il maestro di Alice: bisogna lasciare la visione ordinaria della realtà, seguire il Bianconiglio.

Il metodo tradizionale basato sulla mente solo analitica e sulla frammentazione dell'esperienza della realtà sui contenuti più che sui processi, è limitato, se non negativo. Germani, lo intervista, racconta la scuola di Sarnath dove è stata più volte, toccata dalla serenità dei bambini, ne illustra i presupposti psicopedagogici. Giacomin insegna la soggettività della percezione, senza negare la realtà esterna. Insegna a osservare la mente per capire come funzioniamo. Insegna l'interdipendenza di tutti fenomeni.

Una collega, Luigina De Biasi, collabora con lui dall'inizio, insegna il metodo in Italia e in altri paesi, raccoglie fondi. Valentino Giacomin si trasferisce a Sarnath, villaggio sacro per i buddhisti e gli induisti, nel 1993: compra con la liquidazione un pezzetto di terra e ci costruisce un paio di aule. Per sei mesi forma dei maestri secondo il suo metodo. All'inizio vengono i figli dei contadini del villaggio, che non potrebbero permettersi di pagare le rette delle scuole: sono circa sessanta. Venti anni dopo la scuola di Sarnath ha novecento allievi. Utilizza tecniche meditative, lo yoga, propone ai bambini domande filosofiche, li guida nello sviluppo della capacità introspettiva e del controllo delle emozioni: mutua tecniche e concetti dalla psicologia analitica, dalla scienza della mente buddhista, dalla psicosintesi.

Inventa storie pedagogiche illustrate, propone esercizi semplici e geniali: i bambini arrivano a scuola e mettono in un cestino una pallina bianca se tutto va bene, una nera se sono tristi o arrabbiati e poi ci si lavora. Ora arrivano alla scuola di Sarnath anche i figli dei benestanti, perché gli studenti del progetto Alice hanno ottimi risultati agli esami di stato, ma la retta mensile resta di 50 rupie per i poveri, 70 centesimi di euro. Altre due scuole si aggiungono, una a Bodh Gaya, sostenuta dal Dalai Lama, una sulle montagne dell'Arunachal Pradesh.

Accoglie gratuitamente i Chakma, una etnia espulsa dal Bangladesh perché buddhista, che non ha mai ricevuto il passaporto indiano.

Sono apolidi i ragazzi Chakma di Sarnath, vivono nella scuola e vanno a casa ogni due anni, con un viaggio che dura quattro giorni. Vogliono diventare insegnanti, lavorare nel sociale.

Non è stato un cammino rose e fiori. Lo straniero, anche se fa lavoro sociale, è sempre a rischio: il rinnovo del visto è una perenne spada di Damocle. Ci sono i riconoscimenti della prestigiosa università di Varanasi, che gli ha conferito due premi per la qualità del suo metodo innovativo; una ricerca della Facoltà di psicologia mostra la superiorità degli studenti di Alice, anche sui ragazzi italiani: maggiore capacità di attenzione; buona memoria; più consapevolezza e tolleranza; non manifestano problemi di disciplina, socializzazione e bullismo.

La scuola viene invitata ai convegni internazionali, altre scuole chiedono i suoi insegnanti per applicare il metodo, usano i libri scritti da Giacomin. Io stesso l'ho visitata più volte, lavorando con allievi e professori, e confermo la veridicità del racconto di Germani, che per il suo grande entusiasmo potrebbe far scattare un qualche scetticismo. Il merito di questo libro è anche nell'aver connesso il racconto di questa esperienza ad alcune correnti del pensiero contemporaneo: Latouche e la decrescita felice, e Tiziano Terzani.

Una testimonianza e una proposta concreta che certe rivoluzioni paradigmatiche sono possibili: una sintesi pedagogica geniale tra Oriente e Occidente. E la scuola ne ha un bisogno grandissimo.


A scuola di felicità e decrescita: Alice Project  Gloria Germani   Terra Nuova Edizioni

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