La relazione medico-paziente - Introduzione

Non sono un medico e non sono nemmeno una psicologa. Questo è il modo in cui comincio a presentarmi quando sono in aula con i medici e/o gli infermieri.

Sono una coach, una trainer di Programmazione Neuro-Linguistica (vedremo insieme cosa significa). E, soprattutto, sono e sono stata per un lungo periodo una paziente: nel 2003 sono stata ricoverata in un ospedale di Roma per quattro mesi, di cui uno tra rianimazione e terapia intensiva, per un’epatite fulminante da farmaco, e ho subito un trapianto di fegato.

Durante questa esperienza ho incontrato un medico, il prof. Antonio Gasbarrini, al quale devo molto, non soltanto perché in qualche modo mi ha salvato la vita, ma perché lo ha fatto prendendomi per mano e accompagnandomi nel viaggio più difficile della mia vita. Grazie a lui ho potuto vivere e comprendere sulla mia pelle quanto la qualità della relazione con i medici, gli infermieri e il personale sanitario può fare la differenza nel percorso clinico-terapeutico di un paziente, in quell’incertezza che ti porta a vivere giorno per giorno, in quell’altalena di alti e bassi, tra progressi grandi e passi microscopici. A volte nei miei corsi, quando mi presento raccontando la mia storia personale, qualcuno mi chiede cosa abbia detto o fatto il prof. Gasbarrini e come. Io non so dare risposte precise, quello che so è che malgrado molto spesso quello che avesse da dirmi non erano buone notizie, riusciva comunque a farmi sentire rassicurata dal suo esserci.

Una volta guarita, e dopo quasi un anno di convalescenza, ho iniziato a cercare conferme autorevoli a quelle che fino ad allora erano soltanto delle riflessioni basate su un’esperienza personale. Il mondo della comunicazione, a dire la verità, non mi era estraneo: avevo lavorato tanti anni nel campo della pubblicità e del marketing, ma sentivo che qui si trattava di qualcosa che andava ben oltre a quello che io conoscevo già. Così, ho ricominciato a studiare.

Ho incontrato la Programmazione Neuro-Linguistica quasi per caso, sempre che esista il caso, insieme al mio primo maestro di PNL in Italia, Claudio Belotti, che ha avuto un ruolo davvero importante per la mia crescita, sia professionale che personale.

La prima volta che l’ho sentito parlare mi sono accorta che c’era qualcosa in questa disciplina che mi affascinava, e mi affascinava ancora di più l’idea di poter contribuire un giorno a far stare meglio le persone, pur in percorsi a volte complicati e di sofferenza.

Da quel giorno sono passati diversi anni durante i quali ho studiato qui in Italia, in Europa e negli Stati Uniti; sono diventata Trainer in PNL alla NLP University di Santa Cruz, in California, e ho appreso il modo in cui la comunicazione medico-paziente viene insegnata e imparata all’estero. Disciplina che, per inciso, rappresenta una materia obbligatoria fin dal primo anno di università di uno studente di medicina per tutta la carriera professionale di un medico nelle università statunitensi.

Le cosiddette communication skills, infatti, nel mondo anglosassone e americano sono considerate una delle sei competenze fondamentali nel percorso di formazione di un medico.
Ho sviluppato il mio primo progetto in questo ambito insieme a Claudio Belotti: si trattava di un progetto per il Centro Nazionale Trapianti, destinato ai medici delle rianimazioni italiane che parlano con i familiari dei pazienti.

Oggi insegno in diverse università e scuole italiane, tengo corsi ECM di formazione per medici, infermieri, professionisti della salute. Sono felice di fornire strumenti che possono migliorare la qualità della loro vita e del loro modo di lavorare e, contemporaneamente, migliorare la qualità della relazione con i loro pazienti, la soddisfazione e motivazione reciproca.

Forse non arriverò a incontrare tutti i medici e gli infermieri che ci sono in Italia, forse non a tutti piacerà questa materia, forse non tutti sentono questa esigenza. Sono questi i dubbi che mi pongo da quando ho iniziato a insegnare. Ma credo sinceramente che, se con la mia perseveranza (che alcuni definiscono testardaggine!), e con il mio essere un po’ visionaria, riuscirò a dare un piccolo contributo per migliorare la qualità di vita e del percorso clinico-terapeutico anche di un solo paziente, allora avrò raggiunto il mio scopo. Forte di questa convinzione continuo a tenere lezioni e, ora, mi accingo a scrivere un libro, frutto della mia esperienza, degli studi che ho portato avanti in questi anni e, soprattutto, dell’esperienza in aula con i medici e gli infermieri che ho incontrato, dei casi clinici che ho trattato durante i corsi, delle storie dei pazienti conosciuti nei reparti e negli ambulatori, e della mia storia personale.

Con questo libro voglio intraprendere, insieme a te che lo stai leggendo, un viaggio attraverso i contenuti delle mie lezioni, attraverso tutto quello che ho insegnato in questi anni e che continuo a insegnare, attraverso ciò che ho imparato e voglio continuare a imparare. Il tuo viaggio sarà diverso da quello di qualsiasi altro lettore proprio perché frutto della tua esperienza, della tua sensibilità, delle tue abilità, delle tue domande e delle tue risposte. Un viaggio durante il quale potrai prendere gli strumenti che ritieni utili e funzionali per te e lasciar andare il resto.

Di alcune cose che troverai nel libro potresti pensare che già le sai. E, in effetti, è così. Alle persone che partecipano ai miei corsi dico sempre che non racconterò niente di unico, inedito, e non lo farò nemmeno con te. Quelle che apprenderai sono conoscenze, strumenti, abilità che appartengono alla natura umana da sempre. Solo che a volte capita che qualcuno possa averle dimenticate, o che il poco utilizzo le abbia in qualche modo atrofizzate. Allora, facendoti conoscere alcuni strumenti per capire meglio te stesso e gli altri, alcune modalità che ha l’essere umano di percepire la comunicazione propria e altrui, cercherò di risvegliare abilità e risorse che tu possiedi già.

Come hai potuto notare ti sto dando del tu e ti darò del tu nelle pagine che seguiranno; è il mio modo per connettermi con te su un livello meno didattico e più esperienziale, come se fossi lì a parlarti dal vivo e poter fare questo viaggio insieme.

Sei pronto a fare il primo passo? Se la tua risposta è sì, sarà un onore per me essere il tuo Cicerone.

Buona lettura, e buon viaggio!

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