Alimentazione e menopausa di Paolo Giordo - Introduzione

Alimentazione e menopausa
Nella società contemporanea siamo ormai abituati ai rapidi cambiamenti delle credenze e dei valori.
Ciò che prima non era lecito oggi lo è, ma anche ciò che prima rappresentava una tappa normale della fisiologia femminile, come la menopausa, oggi diventa una sorta di malattia che va necessariamente inquadrata e sottoposta a trattamento farmacologico.

Lo stesso ciclo mestruale rischia di non essere più così fisiologico perché, se insorgono disturbi premestruali (che da sempre la donna, in varia misura, ha avuto), ecco che viene censito nei vari DSM (Dipartimenti di Salute Mentale) di psichiatria e conseguentemente medicalizzato. Tutto oggi diventa problematico, tutto rischioso, tutto pieno di conseguenze e ciò al fine di fare in modo che l'ignaro, disinformato e preoccupato utente diventi un assiduo consumatore di farmaci, favorendo così la prosperità economica delle industrie e delle nazioni.

La donna poi si presta molto bene allo sviluppo di questa strategia economico-sanitaria, sia per la propria delicata e complessa fisiologia sia per il fatto che, in fondo, gli studi, i protocolli terapeutici e gli stessi controlli clinici vengono effettuati prevalentemente da medici maschi, che riescono ad avere una visione di fondo e una conoscenza globale dell'universo femminile quanto mai parziale e frammentata.

Oggi assistiamo, nelle bambine, a una maggiore precocità del menarca sia per il bombardamento al quale sono sottoposte a causa di un'alimentazione ricca di estrogeni di sintesi, usati per far crescere più in fretta gli animali da carne e da latte, sia per la presenza di sostanze chimiche che agiscono come disgregatori o amplificatori ormonali, sia, infine, per il mutato ambiente sociale nel quale viviamo e che ci porta a crescere più in fretta e ad anticipare i tempi della maturazione sessuale.

È comunque curioso osservare che le modificazioni biologiche che conducono alla pubertà, come il lieve aumento di peso, i repentini cambiamenti di umore, la sensazione di gonfiore si possono riscontare anche all'inizio della menopausa, in quel periodo che la precede e che conduce inevitabilmente all'assenza del ciclo mestruale. Sembra di assistere a un ciclo che si conclude e che, al di là delle cause in genere identificate nell'eccesso di estrogeni, porta a un atteggiamento di insicurezza, di lieve timore per ciò che avverrà; dal momento che, in entrambi i casi, si apre una porta su una condizione mai provata prima, che aumenta l'incertezza per il futuro e la vulnerabilità per il presente. La menopausa è forse l'immagine allo specchio della pubertà? Per alcuni versi può essere così, per altri la situazione risulta più complessa. In entrambi i casi siamo di fronte a periodi di grande cambiamento ormonale e psicologico.

Ognuno di questi periodi, soprattutto la menopausa, non si instaura in un tempo breve ma spesso richiede molto tempo, e questo dimostra che siamo di fronte a un processo piuttosto che a un evento.

Un processo lento e graduale che sfocia in una nuova fase della vita biologica e psicologica della donna, non necessariamente negativa per le potenzialità che racchiude e può esprimere.

Per comprendere meglio questi cambiamenti è necessario fare una digressione, in modo da capire meglio quali e come sono le modificazioni biologiche che accompagnano questo periodo.

Un po' di fisiologia
Con l'avvicinarsi della menopausa le ovaie vanno incontro a lenti, graduali e profondi cambiamenti. Dall'iniziale tessuto ricco di follicoli impegnato a produrre un ovulo al mese per tutta la vita fertile della donna, insieme a buone quantità di estrogeni e progesterone, si passa gradualmente a uno stroma, cioè a un tessuto connettivo interstiziale produttore di meno estrogeni e di androgeni.

Lo stroma, pertanto, è il collante che trattiene le uova in gioventù e che, nella seconda fase della vita, è povero di uova ma più ricco di tessuto connettivo.
Sappiamo che ogni mese, a turno, una ovaia produce un uovo mentre l'altra si riposa; e succede qualcosa come se le ovaie si parlassero tra loro, comunicandosi quando una ovula così che l'altra stia ferma.

Nella vita della donna, a partire dai 35-40 anni sino a menopausa conclamata, c'è un periodo definito “perimenopausa”, in cui gli ormoni sessuali diminuiscono progressivamente. I cicli mestruali tendono ad abbreviarsi e sono sempre più frequentemente anovulatori, cioè senza produzione di uova. Questo comporta conseguentemente una mancata produzione del corpo luteo e minore produzione di progesterone.

Quest'ultimo ormone, quindi, è il primo a diminuire, con la conseguenza di un eccesso relativo di estrogeni. Questo eccesso, caratterizzante la prima fase della menopausa, comporta anche un aumento dell'ormone follicolo-stimolante (FSH), uno dei primi segni ematologici dell'avanzare della menopausa.
La quantità e la qualità del flusso mestruale si modificano nel periodo che precede immediatamente la menopausa.

Lo squilibrio del rapporto tra gli estrogeni e il progesterone condiziona anche la mucosa che riveste l'utero (endometrio); questa, sollecitata dall'aumento relativo degli estrogeni non bilanciati dal progesterone, diventa più fragile e incline al sanguinamento oltre che all'ispessimento delle pareti uterine stesse.
In questo periodo è presente una sintomatologia caratterizzata da tensione mammaria, cambiamenti repentini di umore, ritenzione idrica, spossatezza, malessere, cefalea.

Possiamo capire, pertanto, che il benessere femminile è dato, in questi casi, dal mantenimento di un delicato equilibrio nel quale il ruolo preponderante è pertinenza del progesterone.
Negli anni successivi cominciano a diminuire anche gli estrogeni, e questa condizione si accompagna a sbalzi più o meno frequenti del ciclo mestruale (premenopausa), sino a una cessazione completa che sfocia nella menopausa vera e propria.

In questo caso l'ipotalamo e l'ipofisi continuano a mandare alle ovaie messaggi di stimolo, rappresentati dall'aumento del FSH e poi dell'LH, messaggi cui le ovaie rispondono sempre meno. Con l'inizio del climaterio, comunque, la produzione estrogenica delle ovaie non cessa del tutto ma diminuisce circa della metà, essendo vicariata da altri organi come ad esempio le ghiandole surrenali, che continuano a produrre ormoni steroidi come l'androstenedione e il testosterone, poi convertiti in estrone (una forma di estrogeno) a livello del tessuto adiposo e dei muscoli da un enzima chiamato aromatasi.

Questa continua produzione ormonale può variare da una donna all'altra a seconda della costituzione, dei depositi di grasso, della massa muscolare, e questo spiega la grande variabilità dei sintomi della menopausa.
Questo spiega anche perché le donne che hanno subito l'asportazione chirurgica delle ovaie perdono la produzione ormonale endogena e avranno sintomi menopausali peggiori. Le ovaie, pertanto, non si atrofizzano – come vorrebbe una certa propaganda pseudoscientifica – ma si riducono leggermente di volume specie nella parte più esterna (o corticale, dove maturano i follicoli), mentre nella parte più interna secernono ancora sostanze ad azione ormonale, dall'effetto protettivo sulla salute sessuale e generale della donna.

Le ghiandole surrenali sono molto importanti nell'equilibrio ormonale della menopausa; infatti, pur non producendo direttamente estrogeni, sintetizzano buona parte dell'androstenedione che verrà trasformato in estrone, la forma di estrogeno maggiormente presente in menopausa.

Anche il progesterone è prodotto in minima quantità dalle ghiandole surrenali sia maschili che femminili, essendo il precursore di tutti i più importanti ormoni surrenali. Pertanto, come abbiamo visto, gli estrogeni dominano nella prima fase del ciclo mestruale mentre il progesterone, prodotto dal corpo luteo, domina nella seconda parte. Ma quale può essere il loro ruolo? Una delle funzioni degli estrogeni è quella di immagazzinare l'energia proveniente dal cibo nel tessuto adiposo, e questo è uno dei motivi principali del suo uso in ambiente zootecnico.

Il progesterone, invece, aiuta la trasformazione del grasso in energia, facendo pendere la bilancia dalla parte della diminuzione del peso corporeo e dell'aumento dell'energia. Quando il delicato equilibrio tra questi due ormoni si spezza ecco che insorgono una serie importante di disturbi tra i quali la ritenzione di liquidi e l'aumento di peso.

Abbiamo visto negli ultimi anni il moltiplicarsi di patologie come le cisti ovariche, l'endometriosi, i fibromi uterini, la mastopatia fibrocistica, i tumori della sfera sessuale femminile. A tutto ciò reca un importante contributo la perdita di quell'importante equilibrio di cui abbiamo appena parlato.

In questo quadro svolge un ruolo importante anche la presenza di quelle sostanze ad azione ormonale o antiormonale presenti in gran quantità negli alimenti consumati quotidianamente oltre che nei plastificanti chimici (ftalati), che, onnipresenti nell'uso quotidiano, manifestano azioni di disgregazione ormonale.

Ma la cosa più eclatante nella società moderna è quella di inquadrare la menopausa come una delle tante malattie da carenza: come il diabete è una malattia da carenza di insulina, così la menopausa è dovuta a carenza di estrogeni e come tale va trattata, possibilmente con una terapia sostitutiva.

Le nostre nonne non si sono mai preoccupate di seguire cure a base di estrogeni una volta arrivate alla menopausa: questa usanza è stata indotta negli anni Sessanta dalle industrie farmaceutiche attraverso la pubblicazione e la grande diffusione di un libro del ginecologo Robert Wilson, dal titolo ammiccante Feminine Forever, nel quale si affrontava per la prima volta il “problema” della menopausa vista come una carenza di estrogeni e curabile con la loro reintroduzione.

Questo libro ebbe una grandissima diffusione ed ebbe il pregio (per l'industria farmaceutica) di togliere la menopausa dalla sua condizione di evento naturale e di porla all'attenzione del pubblico e dei medici come disordine endocrino.

Ma la cura della menopausa con l'aggiunta di estrogeni fece vedere molto presto i danni di cui era capace, provocando una maggiore incidenza di tumori agli organi femminili (mammella, utero, ovaie) a causa della sovrastimolazione delle suddette mucose e ghiandole da parte degli estrogeni. Per questo motivo i ricercatori, lungi dall'abbandonare una strada rischiosa per le donne ma molto lucrosa per gli interessi industriali, aggiunsero del progesterone sintetico alla suddetta terapia ormonale, con l'intento di proteggere la mucosa uterina dall'iperstimolazione estrogenica e dal concreto rischio di cancro. Con questo accorgimento c'è stata una lieve diminuzione del rischio, ma siamo ancora ben lontani dal poter classificare come sicuri gli ormoni utilizzati per combattere i problemi della menopausa.

Una nuova categoria di tali sostanze ormonali chiamata SERMS (modulatori selettivi dei recettori degli estrogeni) dovrà essere ancora valutata con il tempo, ma ha già dimostrato una maggiore incidenza di fenomeni trombotici vascolari (altro grande rischio della terapia ormonale), incidendo peraltro scarsamente sulle “vampate”.

Sintomi e loro correlazioni
Nel periodo che precede la menopausa si osservano molti sintomi particolari. Uno dei più importanti sono le irregolarità mestruali di vario tipo. Con il passare degli anni i cicli tendono ad accorciarsi sino a cadere ogni 24-25 giorni, con frequente aumento del flusso mestruale. Spesso, come detto prima, tali cicli mancano di ovulazione, per cui comincia il calo del progesterone e il dominio relativo degli estrogeni, con conseguente aumento della fragilità e dell'assottigliamento della mucosa uterina e sanguinamenti più facili.

Con l'aumento stabile delle gonadotropine si verificano tendenzialmente meno cicli emorragici e aumentano le così dette vampate. Queste sono brevi e intense sensazioni di caldo che salgono verso l'alto, accompagnate da sudorazione, irrequietezza, tachicardia e anche imbarazzo quando capitano improvvisamente in qualche situazione di tipo sociale. La vampata di calore rappresenta un'alterazione del sistema centrale di termoregolazione e sembra che dipenda dal sistema pulsatile dell'LH (ormone luteinizzante), che aumenta notevolmente in questi casi. Dopo la scomparsa del flusso mestruale, in alcune donne questo sintomo può durare anche qualche anno e ha distribuzione e intensità individuali.

Esiste il vecchio detto che le donne più grasse sopportano meglio la menopausa e questo dipende, come abbiamo visto, dal ruolo del tessuto grasso nella conversione di sostanze estrogeniche. Un altro disturbo frequente è a livello urogenitale; sappiamo che la mucosa della vescica, come anche quella della vagina, subisce una riduzione del tessuto connettivale di sostegno, per cui tende ad atrofizzarsi più o meno lievemente. Questo comporta una maggiore difficoltà di continenza urinaria, con secchezza vaginale e conseguente possibile difficoltà nel rapporto sessuale, che diventa più doloroso per la minore lubrificazione e talvolta è seguito da bruciore o piccole perdite vaginali siero-ematiche.

Abbastanza diffuso è anche un lieve aumento di peso, dovuto a un rallentamento del metabolismo e a un aumento della secrezione androgenica, cosa che comporta una redistribuzione del grasso corporeo con caratteristiche più maschili e una sensazione generica di gonfiore.

Predomina su tutti i sintomi uno stato di disagio psicologico molto diffuso, legato a una sensazione di difficoltà e di inadeguatezza che la donna vive affrontando questo delicato periodo della propria vita, e che talvolta è vissuto come una perdita non solo della capacità di procreare ma anche di parte della propria femminilità. È importante un adeguato sostegno del partner e della famiglia, in questo momento, in modo che la donna non si senta lasciata sola in balia delle proprie paure.

Questa condizione porta all'insorgenza di irritabilità, depressione, tendenza al pianto immotivato, stanchezza fisica e mentale, manifestazioni che non vanno sottovalutate ma nemmeno inserite nei classici trattamenti psicofarmacologici come di solito si fa. Esistono altre due categorie di sintomi o meglio di complessi patologici tradizionalmente associati alla menopausa, come l'osteoporosi e le malattie cardiovascolari, ma di queste parleremo tra poco.

Per ovviare alla molteplicità di questi sintomi la medicina convenzionale usa la terapia sostitutiva ormonale, cui abbiamo solo accennato; sorvolando rapidamente sui rischi che può produrre e che sono certamente più numerosi e dimostrati di quanto, per le caratteristiche di questo libro, possiamo descrivere.

A dire il vero qualcuno provò a produrre estrogeni e progesterone naturali senza impatto negativo per l'organismo. Già negli anni Trenta del Novecento un geniale scienziato americano, Russel Marker, individuò in una pianta che cresceva in Messico, l'igname, lo sterolo adatto per poter costituire ingegnosamente in laboratorio il progesterone e da questo il testosterone e quindi gli estrogeni. Non brevettò la scoperta, per metterla a disposizione di tutti e anche perché le sostanze naturali non possono essere oggetto di brevetto. C'era però un problema; gli ormoni naturali avevano, come quelli dell'organismo, vita breve ed era necessaria un'assunzione pluriquotidiana.

Dovendo scegliere tra questo disagio e la formulazione di composti analoghi chimici degli estrogeni e del progesterone, per i quali era sufficiente una sola assunzione al giorno ma a prezzo di pesanti effetti collaterali, l'industria scelse tranquillamente quest'ultima soluzione. Ma la domanda iniziale se le donne debbano assumere o meno queste cose forse non avrà mai una risposta esaustiva e convincente da parte della comunità scientifica tradizionale. In fondo tutte le donne vissute sino ai tempi delle nostre nonne non hanno mai avuto bisogno di assumere alcuna terapia sostitutiva e sono state benissimo.

Anche oggi, circa il 25% della popolazione non avverte particolari sintomi legati alla menopausa, e le donne giapponesi non conoscono neanche la parola che indica la vampata; per queste ultime i sintomi menopausali sono dati prevalentemente da lieve rigidità articolare, mal di testa e vertigini.

Le donne Maya non conoscono i sintomi della menopausa pur avendo, ovviamente, le stesse modificazioni ormonali. Questo ci fa pensare che, oltre alle diversità biologiche, ci possano essere influenze culturali a determinare l'esperienza menopausale. Siamo convinti che uno stile di vita attivo e naturale, una sana ed equilibrata alimentazione ed eventualmente l'utilizzo di rimedi dolci possa sicuramente aiutare qualunque donna a vivere serenamente e con vantaggio questo periodo delicato che è la menopausa.

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