Psoriasi: la storia 'interna' - Capitolo 1 di 'Guarire la Psoriasi'

«Dottore lei deve aiutarmi, non posso continuare a vivere così».
Queste sono state le prime parole che il sig. A. pronunciò quando lo accolsi alla mia porta. Era un uomo sulla sessantina, cordiale e amabile. A giudicare dalle sue apparenze esteriori si sarebbe supposto che non ci fosse nulla che non andasse, invece qualcosa di sbagliato in effetti c'era, di radicalmente sbagliato! Quando il sig. A. si spogliò, vidi la ragione del suo tormento: era vittima di uno dei mali più vecchi dell'umanità, la PSORIASI.
Egli ne soffriva da trent'anni. Aveva raggiunto il punto in cui più dell'ottanta per cento del suo corpo era coperto da squame argentee e spesse che gli causavano dolore, sanguinamento ed un intollerabile prurito.
Aveva avuto il mio recapito dal gestore di un negozio locale di alimenti naturali, il quale gli aveva riferito che avevo aiutato diverse persone sofferenti di psoriasi. Avendo egli esaurito tutti gli altri mezzi disponibili per combattere la malattia, si rivolse a me nella speranza che gli risolvessi il problema.
Avevo già risolto un buon numero di casi simili, ma il suo era così grave che esitai nell'accettarlo per paura di fornirgli una falsa speranza. In ogni caso non ebbi scelta quando egli implorò: «Dottore, non ho nessun altro cui rivolgermi».
Oggi sono felice del fatto che egli mi abbia persuaso ad accoglierlo come paziente perché egli dimostrò di cooperare interamente: seguì alla lettera le mie indicazioni. Con mia e sua grande sorpresa nell'arco di trenta giorni fu completamente ripulito dalle lesioni mentre la maggior parte dei pazienti necessitano dai tre ai sei mesi per mostrare risultati.
Questo paziente è stato, ed è tuttora, il caso, del quale sono stato testimone, che ha ottenuto la risposta più rapida e qualche anno dopo egli fece la sua apparizione di fronte ad un gruppo di miei pazienti per dimostrare con prove il suo successo di guarigione: fu un'ispirazione per tutti coloro che lo incontrarono.
Il traguardo fu raggiunto da lui, e successivamente, da molti altri che ho avuto il privilegio di trattare, seguendo un regime di terapia basata su una teoria mai riconosciuta prima o neanche solo seriamente considerata da parte della comunità scientifica.

La causa della psoriasi
Guardare la pelle per cercare le cause della psoriasi è come guardare la cima di un iceberg e presumere che esso sia l'intera struttura. Si può mozzarne la punta ma l'iceberg non scomparirà mai. Perché? Perché la parte più importante della sua intera struttura è celata sotto la superficie, e fintanto che rimarrà nascosta, continuerà ad esistere.
Così è anche la psoriasi. Quello che si vede all'esterno è un'evidenza fisica di qualcosa che accade dentro al corpo. Si può trattare l'esterno, ma la malattia continuerà a ritornare ancora e ancora, mese dopo mese, anno dopo anno, fintanto che il paziente avrà esaurito tutte le vie di soccorso disponibili.
A chi si rivolgerà? Esiste veramente un rimedio a questa irritante, spesso devastante malattia cronica della pelle? È possibile per una vittima essere libera per sempre dal dolore, dalla deturpazione e dai considerevoli costi?
La risposta a queste domande è un inequivocabile SÌ! Ci sono risposte all'enigma della psoriasi, risposte che mi hanno guidato verso un'efficace gestione della malattia tramite una via sicura e naturale.
Se un ricercatore si rivolge alla medicina ortodossa per avere una spiegazione delle cause di questa patologia, incontrerà ancora a tutt'oggi la stessa vecchia dichiarazione che «non ci sono cause conosciute o cure per la psoriasi». Soltanto una convinzione interiore che ci deve essere una risposta, sebbene per il momento sconosciuta, gli darà una motivazione per continuare a cercare una soluzione.
Ho fatto proprio questo quando, rivolgendomi agli studi di Edgar Cayce, trovai quello che suonava come una logica spiegazione della malattia. «C'è una cura… » dichiarava Cayce. E proseguiva citando la causa e suggeriva un rimedio. Rimaneva, comunque, la questione relativa alla dimostrazione delle sue teorie.
Questo mi condusse ad una ricerca concentrata che m'impegnò per un periodo di quindici anni. In quello spazio di tempo convinsi i miei pazienti, così come me stesso, che le ultime informazioni fornite da Edgar Cayce erano certamente valide e degne di una considerevole considerazione, sia per quanto riguarda il trattamento che per la gestione della malattia.
In questo libro le informazioni di Cayce, come pure i concetti tratti dallo stesso, vengono mostrati chiaramente e nel modo più semplice possibile, anche se semplice non vuol dire necessariamente facile. Tutto dipende dall'atteggiamento del paziente. Quello che sembra facile per qualcuno, può essere visto da qualcun altro enormemente difficile.
In ogni caso, consiglio a tutti di affrontare il problema in modo rilassato e fiducioso.
L'ansia non fa parte del programma!
Uno dei miei pazienti è migliorato in quattordici mesi, dopo aver sofferto di psoriasi per quattordici anni. Egli espresse la sua gratitudine dicendo: «Quattordici mesi dopo quattordici anni: non è niente male».
Al momento (1990), otto anni dopo la guarigione, è ancora soddisfatto dei risultati.
Un'altra ammalata, dopo essere stata a regime per due settimane ha protestato dicendo: «Se avessi saputo che era così difficile, non avrei mai iniziato». Inutile dire che il suo caso non è stato risolto.
Per prima cosa il paziente deve comprendere la psoriasi per quello che è; in secondo luogo, è importante mettersi sulla pista giusta per potersi sbarazzare della malattia; terzo, il paziente deve armarsi di PAZIENZA e PERSISTENZA!

L'origine della psoriasi
Com'è stato menzionato precedentemente, per capire la ragione delle manifestazioni esterne della psoriasi, si deve entrare nel corpo per trovarne le origini.
Secondo le teorie fornite da Cayce, l'origine è da cercare nel TRATTO INTESTINALE. Questo è il posto in cui la psoriasi ha inizio, e fintanto che questa realtà non sarà completamente compresa e la terapia non sarà basata su questa premessa, io credo con estrema certezza che le condizioni persisteranno.
Quello che accade è che le pareti in alcune aree del tratto intestinale diventano sottili e porose. Quando ciò avviene, sostanze tossiche, che normalmente dovrebbero passare attraverso l'intestino ed eventualmente essere eliminate dall'organismo, filtrano attraverso queste pareti, entrano nel sistema linfatico ed invadono il flusso sanguigno.
Il sistema naturale di purificazione dell'organismo, quindi, soprattutto il fegato ed i reni, cerca di filtrare queste tossine che si formano nel sangue. Questa azione prende il suo tempo ma prima o poi l'accumulo di elementi tossici diventerà più di quanto questi organi possano effettivamente sopportare. Quando questo livello viene raggiunto, il secondo sistema di purificazione, o sistema di supporto, si associa nel tentativo di aiutare il processo di eliminazione. Allorché il fegato, la ghiandola filtro più importante dell'organismo, è sovraccarico, la pelle viene in soccorso per aiutare l'eliminazione delle tossine. Quando si è abusato troppo dei reni, entrano in gioco i polmoni. Questo concetto viene spiegato chiaramente nei lavori di Henry Bieler, M.D., e verrà trattato in un capitolo successivo.

Una breve lezione di anatomia
Il tratto digestivo, l'area che per prima viene coinvolta nell'origine della psoriasi, è un tubo cavo con pieghe e curve da un capo all'altro dell'intestino tenue, che espleta varie funzioni lungo tutto il suo corso, dall'ingestione del cibo fino all'eliminazione delle scorie.
Quando il cibo entra nella bocca, certi enzimi iniziano il processo di demolizione per un finale assorbimento e assimilazione nell'intestino tenue. Prima che il cibo raggiunga l'intestino tenue, esso deve scendere attraverso un lungo tubo cavo chiamato esofago per entrare poi nello stomaco. Qui rimane anche per ore, venendo elaborato da altri enzimi e da alcuni acidi prima di passare nella prima parte dell'intestino tenue, il duodeno, che è lungo soltanto circa 30,5 cm. In seguito il cibo s'immette nella parte successiva del tenue, chiamata digiuno, che conduce verso l'ileo. È proprio in queste zone, specialmente dove il duodeno incontra il digiuno, che le pareti dell'intestino della persona affetta da psoriasi, diventano sottili e lisce, agevolando il passaggio delle tossine.1
Il cibo, conosciuto come chimo a questo punto della digestione, continua a muoversi verso l'ileo, la porzione più lunga dei 7 metri di cui è costituito in toto l'intestino tenue. Qui i nutrienti vengono assorbiti e gli scarti vengono passati nell'intestino crasso, nel colon ed alla fine eliminati.

Le PIEGHE lungo il tratto intestinale
Tutte le pareti di gran parte del tratto intestinale dovrebbero avere delle pieghe sempre presenti, per aiutare l'assorbimento e il movimento dei contenuti di passaggio. Queste pieghe iniziano dalla seconda metà del duodeno, continuano nel digiuno, e finiscono all'incirca a metà dell'ileo. Esse sono per la maggior parte concentrate alla curva duodeno-digiunale (vedi fig. 1-2).
Secondo le informazioni fornite da Cayce, nell'illustrazione sotto si vedono le pieghe che, nella persona afflitta da psoriasi, diventano lisce, come se si fossero assottigliate, permettendo, così, un'infiltrazione di tossine attraverso le pareti ed infine nel flusso sanguigno. In anatomia queste pieghe sono chiamate “plicae circulares” (valvole di Kerckring).
Sebbene il trasporto delle tossine avvenga prima di tutto alla curva duodeno-digiunale, nello psoriasico questa infiltrazione di veleni può manifestarsi, e probabilmente lo fa, per tutta la lunghezza sia dell'intestino tenue sia del crasso. L'idea, quindi, in questo nuovo approccio alla malattia, è quella di diminuire o meglio ancora eliminare l'ingestione di sostanze inquinanti e di rafforzare allo stesso tempo le porosità delle pareti intestinali.
Per quale motivo le pareti intestinali si assottigliano

Frederick D. Lansford Jr., M.D., nel suo trattato del 1968 per la Medical Research Division [N.d.T.: Divisione medica di ricerca] della Fondazione Edgar Cayce, riferisce che l'assottigliamento delle pareti intestinali non ha sempre la stessa causa, ma è più spesso dovuto alla coordinazione impropria dei sistemi di eliminazione2.
Se è vero che le pareti intestinali contribuiscono allo sviluppo della psoriasi, la domanda logicamente conseguente è: perché queste pareti sono sottili e porose?
Le seguenti ragioni spiccano come fattori primari:

- Scarsa eliminazione.
- Dieta inappropriata.
- Vertebre non allineate.
- Insufficiente apporto giornaliero di acqua.
- Emozioni negative.
- Fattori ereditari.

Nel procedimento ci ritroveremo ad aver a che fare con ciascuna di tali cause. Senza dubbio alcune di queste condizioni si sovrappongono, contribuendo ad un accumulo di tossine e causando un aumento di acidi nel sangue, il quale dovrebbe invece essere alcalino: il contenuto quindi di acidità nel sangue deve essere ridotto.
Qui si pone la base per il programma terapeutico che verrà descritto nei capitoli successivi di questo libro.
L'”accumulo di tossine” al quale mi riferisco non è dovuto soltanto a quegli elementi che ho già identificato come aventi un effetto “avvelenante” nell'organismo, come il monossido di carbonio, il biossido di azoto, gli idrocarburi, il ciclamato [N.d.T.: sale dell'acido ciclammico, edulcorante tossico] e tanti altri. Vi sono sostanze che sono più comuni ma meno sospette, in special modo certi alimenti che non necessariamente interessano le persone in generale, ma sono distruttivi negli affetti da psoriasi. Queste sostanze agiscono come allergeni e trasformano la loro vita in un inferno. Il controllo della malattia, quindi, si ottiene principalmente imparando ad identificare questi cibi, causa di una reazione tossica iper-acida nel corpo, e mantenendo come priorità l'evitarli a tutti i costi.
Fintanto che questo concetto non è pienamente compreso, il paziente combatte una battaglia perdente. Le applicazioni esterne sotto forma di pomate, creme e persino di raggi ultravioletti, aiutano in molti casi a ripulire la pelle, ma sono, nella migliore delle ipotesi, palliativi, e dopo un po' di tempo le condizioni patologiche generalmente ritornano, spesso peggio di prima.
Ai pochi pazienti che hanno avuto l'esperienza di una remissione spontanea della malattia senza aver avuto più un ritorno dei sintomi, dico che dovrebbero ringraziare la loro buona stella. Per ragioni che forse non saranno mai conosciute, questi fortunati individui si sono liberati di un periodo di vita caratterizzato da ansietà e dolore.
A quelli meno fortunati, comunque, dico: CORAGGIO! Non tutto è perduto. C'è una via di uscita naturale dal vostro dilemma che ha dimostrato di avere avuto successo in molti, molti casi.
È una gioia per i miei pazienti, come anche per me, condividere la conoscenza di questo percorso alternativo con voi, attraverso le pagine che seguono.

RIFERIMENTI - (Capitolo 1 - psoriasi: la storia “interna”)
1. Edgar Cayce Reference #2455-2, Virginia Beach, VA, The Edgar Cayce Foundation, 1971.
2. Ibid # 3373-1.
3. Frederick D. Lansford, M.D., “Commentary on Psoriasis” in Physician's Reference Notebook, ed. By William A. Mc.Garey, M.D., Virginia Beach, VA, The A.R.E. Press, Sept. 1968, 1st ed., p. 189 - Extracted from References # 5016-1 and #622-1.
4. Israel S. Kleiner, Ph.D., Human Biochemistry, St.Louis, The C.V. Mosby Co., 1954, 4th ed., p.543.

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