Capire la pressione sanguigna. Estratto di 'Ipertensione. Prevenire e curare con il cibo'

Il funzionamento del sistema cardiovascolare
L'apparato cardiovascolare è costituito dal cuore, che funge da pompa, e dai vasi sanguigni arteriosi e venosi, che esplicano la funzione di canali di varie dimensioni deputati a convogliare il sangue spinto dal cuore verso tutti i tessuti, allo scopo di nutrirli con l'ossigeno (arterie) e riportare il sangue non più ossigenato verso il cuore (vene) per ricaricarsi nuovamente di ossigeno attraverso la circolazione polmonare.
Per garantire una corretta circolazione il cuore deve esercitare una pressione di spinta del sangue sulle pareti arteriose, e lo fa attraverso la contrazione dei ventricoli. Questa pressione si esercita durante la fase attiva di contrazione, detta sistolica, e la pressione che si genera nei vasi sanguigni è detta, appunto, pressione sistolica.
Dopo la contrazione (sistole), il cuore osserva una fase di decontrazione durante la quale il muscolo si rilassa (diastole) e, mentre al suo interno la pressione scende sino quasi allo zero, nei vasi arteriosi permane una tensione (definita pressione diastolica e comunemente detta “minima”) che è funzionale a far continuare a progredire il sangue.
Nei capillari, molto più piccoli, la pressione diminuisce notevolmente man mano che ci si allontana dal cuore. Infatti quest'ultimo pompa il sangue dal ventricolo sinistro verso l'albero arterioso, mentre il sangue di ritorno al cuore arriva all'atrio destro attraverso le vene. Da questo passa al ventricolo destro che lo immette nella circolazione polmonare; qui, a contatto degli alveoli polmonari, si riossigena e torna all'atrio sinistro per passare nuovamente all'omonimo ventricolo e ricominciare la grande circolazione.
La pressione sanguigna è regolata anche dal sistema nervoso e da specifici ormoni in relazione alla costituzione e al fabbisogno individuale. Esistono dei recettori pressori in vari organi (compresi i vasi sanguigni); i recettori informano il cervello del grado di contrazione o di distensione vascolare, in modo che l'organismo possa adottare eventuali contromisure.
A livello ormonale, nel caso di diminuita irrorazione sanguigna dei tessuti, il rene produce una sostanza ormonale, la renina, che viene convertita in angiotensina 1 e 2 per azione di un enzima (ACE), aumentando così la pressione sanguigna utile, per il corpo, a perfondere i tessuti e nutrirli.
Inoltre, a livello delle ghiandole poste sopra i reni (i surreni) viene secreto un altro ormone, l'aldosterone, che è in grado di far aumentare l'escrezione di potassio e di far riassorbire il sodio; quest'ultimo, provocando una maggiore ritenzione di liquidi a livello dei vasi sanguigni, accresce il volume ematico e fa aumentare la pressione.
Tutti questi meccanismi ci aiuteranno meglio a capire, nel prosieguo, su cosa si basano i farmaci chimici e/o naturali che hanno lo scopo di abbassare la pressione del sangue.

Scompensi e compensi
Quando siamo giovani, i nostri vasi sanguigni sono elastici e distensibili, e sono in grado di regolare in modo ottimale il flusso sanguigno. Con il passare degli anni, invecchiando, le nostre arterie perdono gradualmente la capacità di dilatarsi e contrarsi fisiologicamente; questa condizione di maggiore rigidità vascolare può creare qualche problema al corretto approvvigionamento di sangue e di ossigeno ai tessuti.
Se inoltre, in età non più giovane, sottoponiamo il nostro corpo a degli sforzi fisici e/o emozionali maggiori rispetto alla sedentarietà consueta, che cosa accade? Siccome le nostre arterie sono più in grado di dilatarsi per ospitare una più consistente quantità di sangue, allora il nostro cuore aumenterà i battiti e la pressione sanguigna salirà di pari passo. In più, può verificarsi la condizione per cui le arterie sono ulteriormente ristrette dalle placche aterosclerotiche, con il rischio di formazione di piccoli coaguli sanguigni capaci di provocare trombosi a distanza.
Il risultato può essere l'infarto del miocardio o l'ictus cerebrale.
Questo accade nei casi più estremi, nei quali non si siano presi in considerazione i segnali che il nostro corpo mette in atto per avvisare che qualcosa non va. Sono sintomi molto generici come vampate di calore, vertigini, cefalea nucale, alterazioni del ritmo cardiaco, ma anche stanchezza e difficoltà di rendimento fisico e mentale.
In ogni caso il nostro organismo tende a mettere in azione dei meccanismi di compenso. Uno di questi è costituito dalle prostaglandine di tipo 1, che possiedono specifici effetti biologici come la vasodilatazione e l'azione antitrombotica. Anche l'ossido di azoto (NO) agisce efficacemente come vasodilatatore attraverso il complesso meccanismo recettoriale del sistema nervoso.
Si pensa che anche l'ereditarietà possa influire in circa la metà dei casi. Ovviamente non si eredita l'ipertensione ma una particolare modalità reattiva a degli stimoli ambientali o psichici.

I fattori di rischio
Quante possibilità abbiamo di ritrovarci con l'ipertensione? La medicina ha stilato una serie di fattori di rischio che, se presenti, ci condurranno probabilmente al rialzo pressorio e ai problemi a esso correlati.
Ovviamente tali fattori non rappresentano una certezza, ma solo una possibilità statistica. Sono divisibili agevolmente in due categorie: quelli non modificabili dalla nostra volontà e quelli modificabili con un'accorta igiene di vita. Questi ultimi impediscono di nascondersi dietro tare genetiche ma hanno il vantaggio di poter essere affrontati o addirittura annullati.

Fattori non modificabili
- Età: con il passare degli anni la pressione arteriosa tende ad aumentare perché i vasi sanguigni diventano progressivamente più rigidi e meno elastici, rendendo necessaria una maggiore spinta da parte del cuore e un conseguente aumento pressorio.
- Sesso: per i maschi il rischio è maggiore che per le femmine, ma dopo la menopausa tale rapporto tende a livellarsi sugli standard maschili a causa delle modificazioni ormonali che intervengono.
- Familiarità con l'ipertensione e gli eventi cardiovascolari: questo fattore è lievemente controverso in quanto l'ipertensione non si eredita ma, come abbiamo ricordato, si ereditano particolari modalità reattive del nostro organismo a vari stimoli ambientali e/o psichici. Per questo motivo chi ha, nella propria famiglia, molti casi di cardiopatia e ipertensione, potrà essere statisticamente più predisposto di altri a tali patologie per i motivi detti.

Fattori modificabili
- Obesità di qualsiasi grado: quanto maggiore è la massa corporea, tanto maggiore sarà la massa di sangue necessaria per nutrire i tessuti. Così i vasi sanguigni aumentano di numero e lunghezza, incrementando anche la resistenza incontrata dal sangue per percorrere tali distanze. L'aumento della resistenza influisce sulla pressione arteriosa: perciò oltre la metà delle persone in sovrappeso soffre di ipertensione e moltissimi sono gli ipertesi in sovrappeso. Le problematiche di chi ha molti chili di troppo non si fermano qui
- Stress: è un elemento controverso in quanto provoca la produzione di sostanze dannose e aumenta la frequenza cardiaca e la richiesta di sangue.
Qualora esso diventi cronico, queste sollecitazioni negative possono condurre a problemi cardio- e cerebrovascolari.
- Fumo di sigaretta: è un'abitudine purtroppo ancora molto diffusa. Oltre a provocare una lieve vasocostrizione, il fumo incrementa la produzione di radicali liberi, aumentando lo stress ossidativo e ostacolando la corretta perfusione dei tessuti.
- Farmaci: alcuni, come ad esempio la pillola anticoncezionale, possono condurre a lievi aumenti pressori, soprattutto nei soggetti più predisposti a questa patologia.
- Abitudini alimentari: rappresentano un grosso problema per gli ipertesi o per le persone predisposte a tale patologia, ma questo argomento verrà trattato a parte.

Acquista il libro

Torna alla lista degli speciali



CATEGORIE LIBRI