Manuale del ben-essere di Francesco Oliviero - Il nuovo paradigma sui batteri

Mi piacerebbe rendere onore al biologo francese Antoine Béchamp, vissuto nell'Ottocento, e ai suoi allievi Günther Enderlein e Claude Bernard, che intuirono la teoria del “pleomorfismo” (dal greco: “molte forme”), secondo la quale la materia può assumere forme e funzioni differenti, in contrapposizione alla dottrina del loro contemporaneo Louis Pasteur, che affermò il “monomorfismo”, cioè la teoria, che ha predominato l'intera storia della Medicina occidentale dell'ultimo secolo, caratterizzata dal paradigma che specifici e immutabili agenti eziologici (batteri e virus, anche se quest'ultimi sono stati scoperti solo un secolo dopo con l'avvento del microscopio elettronico) possano causare malattie specifiche.

Oggi sappiamo dalle ultime ricerche della Fisica Quantistica che la materia è eterna, non può essere creata né distrutta e può solo prendere forme e funzioni differenti. La teoria della Ciclogenia di Enderlein afferma che in un ambiente acido i batteri e i funghi possono provenire dalla degenerazione delle nostre cellule, ed essi si aggiungono a quelli provenienti dall'esterno, che si moltiplicano solo se trovano un terreno ideale alla loro replicazione. I batteri, che nell'organismo umano sono 1 milione di miliardi, 10 volte il numero delle nostre cellule, possono rapidamente cambiare la loro forma e funzione, e mutare in lieviti, i lieviti in funghi e i funghi in muffe, e questa è la conferma che abbiamo perso più di 100 anni nel comprendere che la malattia è una condizione del nostro ambiente interno e non qualcosa che è causato dall'attacco di entità esterne.

C'è qualcosa che vive indipendentemente nelle cellule e nei fluidi corporei, e che è capace di evolversi in forme più complesse: sono gli “endobionti” (termine coniato dal dottor Enderlein), che oggi in termini moderni vengono definiti “microzimi” (secondo il dottor Young, di cui parleremo dopo), forme di vita che vivono in simbiosi e sono contenute in tutte le forme viventi. Essi sono presenti soprattutto come “forme prive di parete cellulare”, dette CWD (Cell Wall Deficient Forms), e si è scoperto che tutte le cellule evolvono da essi, oltre al fatto che queste minuscole particelle proteiche si trasformano in batteri e funghi in ambienti di natura acida.

Proprio Enderlein dimostrò che tutte le cellule di piante e di animali contengono queste particelle proteiche in grado di sopravvivere alla morte dell'organismo di cui fanno parte, di indurre fermentazione e di dare origine ad altri microrganismi. Potremmo definire i microzimi come la transizione tra la materia vivente e quella non vivente.

Il caos dello squilibrio acido, la trasformazione dei microrganismi e la loro proliferazione sono del tutto naturali quando la vita sta finendo; infatti il corpo automaticamente diventa acido dopo la morte. Quando cessa la respirazione, i livelli di ossigeno diminuiscono in fretta creando l'ambiente anaerobico (“senza ossigeno”) in cui i microrganismi prosperano insieme all'acido per decomporre i cadaveri e ridurli nelle componenti più elementari, cioè ritornare ad essere microzimi. I biologi lo chiamano “ciclo del carbonio”.

In seguito ad alcuni stimoli specifici, come situazioni di acidosi metabolica, i microzimi possono diventare batteri con proprietà tali da promuovere processi di putrefazione e fermentazione; secondo
questa teoria, che è stata ignorata dalla Medicina ufficiale, l'origine delle malattie risiede in primo luogo all'interno del corpo, e la situazione di acidosi è la causa principale o la concausa aggravante del 90% di tutte le malattie.

È stato scientificamente dimostrato che le malattie croniche non hanno possibilità di svilupparsi in un ambiente alcalino, mentre prosperano in un terreno acido. Quest'ultimo favorisce lo sviluppo delle cellule tumorali e aumenta il livello di stanchezza cronica.

L'acidosi è determinata da diversi fattori, come un'alimentazione acidogena, cioè fatta da proteine animali o da cereali come frumento o riso, dagli stress emozionali, da una carente espulsione di acidi dagli organi emuntori (che sono la pelle, l'apparato urinario e l'intestino, oltre ai polmoni), dalla mancanza di un adeguato esercizio fisico (che fornisce l'ossigeno di cui hanno bisogno le nostre cellule) e da un'insufficiente assunzione di acqua, che limita fortemente la capacità espulsiva dei reni.

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