Le abilità dell'educatore

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Le abilità dell'educatore  Silvana Brunelli   Podresca Edizioni
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Più abilità per gli educatori, più risultati per le nuove generazioni!

L'educazione ed i modelli educativi hanno subito negli anni significative trasformazioni in ambito sociale ed in ambito giuridico. Il diritto nasce dalla società, ne recepisce i valori, le concezioni, talvolta anche i pregiudizi, trasformandoli in norme giuridiche che regolano i rapporti e le relazioni tra le persone. In buona sostanza, il diritto è codificazione del costume. In pochi decenni diritto e costume hanno grandemente modificato la percezione del bambino e dei suoi diritti, tra i quali primeggia il diritto all'educazione che tutti gli altri abbraccia e comprende. Il documento che maggiormente interpreta questo cambiamento (ed al tempo stesso ne ha costituito una delle più importanti tappe) è la Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo firmata a New York in sede ONU il 20 Novembre 1989 che riconosce al bambino il fondamentale diritto all'educazione e ne definisce le finalità:
a) favorire lo sviluppo della personalità del fanciullo nonché lo sviluppo delle sue facoltà e delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutta la loro potenzialità;
b) sviluppare nel fanciullo il rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e dei principi consacrati nella Carta delle Nazioni Unite;
c) sviluppare nel fanciullo il rispetto dei suoi genitori, della sua identità, della sua lingua e dei suoi valori culturali, nonché il rispetto dei valori nazionali del paese nel quale vive, del paese di cui può essere originario e delle civiltà diverse dalla sua;
d) preparare il fanciullo ad assumere le responsabilità della vita in una società libera, in uno spirito di comprensione, di pace, di tolleranza, di uguaglianza tra i sessi e di amicizia tra tutti i popoli e gruppi etnici, nazionali e religiosi e delle persone di origine autoctona;
e) sviluppare nel fanciullo il rispetto dell'ambiente naturale. (Art. 29)
Tali finalità trovano fondamento nel preambolo alla Convenzione stessa, laddove si afferma che "...il fanciullo ai fini dello sviluppo armonioso e completo della sua personalità deve crescere in un ambiente familiare in un clima di felicità, di amore e di comprensione" "in considerazione del fatto che occorre preparare pienamente il fanciullo ad avere una sua vita individuale nella società, ed educarlo nello spirito degli ideali proclamati nella Carta delle Nazioni Unite, in particolare in uno spirito di pace, di dignità, di tolleranza, di libertà, di uguaglianza e di solidarietà". La Convenzione, pertanto, traccia un programma pedagogico di estremo interesse e di grande rilevanza ed impone alla comunità degli adulti, a tutte le agenzie formative, istituzionali o informali, una profonda riflessione sui programmi, sulle metodologie, sulle prassi educative, in quanto il bambino deve essere continuamente e concretamente aiutato nel difficile cammino di costruzione della sua personalità, non soltanto individuale, ma anche e soprattutto, sociale.
Sulla comunità degli adulti, pertanto, grava il compito di aiutare il bambino nel suo sviluppo autonomo di pienezza di personalità e compiutezza di socializzazione; il che comporta un'educazione al pensiero critico, alla libertà cosciente, alla capacità di gestire i conflitti senza prevaricazioni, alla collaborazione solidale nello sviluppo comune, in modo da divenire protagonista della sua storia individuale e co-costruttore di quella collettiva.
Il bambino per crescere ha bisogno di incontrare adulti che, pur nelle loro inevitabili insufficienze, si ripiegano sui suoi reali bisogni di personalità in crescita, prestando ascolto alle sue esigenze, cercando di dare le risposte adeguate, ponendosi accanto a lui con disponibilità e fiducia, cercando di accompagnarlo nel suo difficile itinerario di crescita.
I bambini, oggi più che mai, necessitano e richiedono adulti autorevoli, competenti e responsabili con i quali entrare in relazione in uno scambio reciproco, partecipato, proficuo per potersi orientare nella complessità che li avvolge, nei tanti troppi e contraddittori messaggi e stimoli che rischiano di disorientare, di imbrogliare, di far perdere il senso ed il significato vero del vivere.
Gli adulti vengono richiamati a viva forza proprio dai bambini a ritrovare la loro identità adulta e ad esprimerla con passione educativa. A non abdicare.
È una sfida affascinante e quanto mai difficile per chi si trova a svolgere una funzione educativa.
Qual è il giusto approccio? Quali i gesti, i messaggi? Quale il giusto atteggiamento affinché la relazione abbia concretamente una valenza educativa secondo quanto la nuova pedagogia dello sviluppo proposta dalla Convenzione prevede e ci chiama a compiere in quanto comunità educante?
Possiamo serenamente ritenere educativo tutto ciò che contribuisce a far crescere un bambino nella conoscenza di sé e del mondo che lo circonda; del proprio mondo affettivo, emotivo e cognitivo. Educare significa dunque accompagnare il bambino alla conquista della libertà responsabile, all'assunzione di responsabilità. L'intenzionalità educativa gioca un ruolo fondamentale ed insostituibile. L'educazione non è "un flusso a senso unico". È uno scambio nel quale si apprende insieme, si cresce insieme, adulti e bambini.
In buona sostanza, i bambini per crescere in modo armonioso e positivo, devono acquisire la fondamentale ed insostituibile pedagogia dell'amore su cui poggiare e costruire le basi per la propria vita densa di relazioni significative e strutturanti. Sono necessarie relazioni profonde, continue e vere basate sulla accettazione reciproca incondizionata, sulla apertura all'altro diverso da sé.
Esse devono avvenire in un clima di reciproca donazione in un contesto comunitario ampio e significativo dove il bambino si sente degno di essere amato senza riserve e senza timori, nonostante i suoi limiti, le sue insufficienze, i suoi errori e le sue insicurezze. Ed è proprio questo clima e questa fiducia che consentono al bambino di crescere, di osare, di sbagliare, di sperimentarsi e che lo spingeranno in futuro a cercare l'autonomia nell'ambito del suo percorso di socializzazione.
È ancora questo clima che permette al bambino di comprendere ed interiorizzare le vere coordinate su cui poggiare la sua esistenza.
Ed è sempre in questo clima che il bambino sperimenta la necessità di coniugare i diritti con i doveri, rendendosi conto nella quotidianità che le relazioni così profondamente intrecciate tra loro impongono limiti alle proprie esigenze personali e richiedono, al tempo stesso, atteggiamenti di reciproca solidarietà.
Pertanto all'educatore (sia esso genitore, insegnante, allenatore, ecc.) oggi vien chiesta autenticità, accettazione dell'altro non per quello che è in grado di dare, ma per quello che è; vien chiesto di proporre e proporsi in forme nuove in ragione delle necessità dell'altro senza cedere mai al ricatto della riconoscenza; vien chiesto di aspettare il passaggio dei momenti difficili, con disponibilità e pazienza, senza chiudere mai la porta; vien chiesto di trasmettere l'ottimismo nella vita nonostante le esperienze negative e la sofferenza che non possono togliere valore all'esperienza umana; vien chiesto di rinunciare ad aspettative e pretese che possono bloccare un positivo processo di sviluppo che esige quasi sempre tempi lunghi e difficilmente prevedibili; e molto altro ancora.
A chi svolge una funzione educativa oggi vien chiesto molto. Da qui l'importanza e la necessità, per gli educatori di oggi, di integrare le proprie innate motivazioni con specifiche conoscenze ed abilità operative.
In buona sostanza, un educatore è in grado di trasmettere al bambino ciò che prima ancora è riuscito a cercare e ritrovare in se stesso.
Pertanto il primo impegno che si deve chiedere all'educatore è quello di prendersi cura di se stesso prima di volgere lo sguardo ed occuparsi di chi si trova nel difficile cammino della crescita; di occuparsi e preoccuparsi dei propri quadri di riferimento; delle rappresentazioni di sé, degli altri e della realtà in cui vive e opera, in un'ottica di costruzione della comunità educante attorno ai bambini e ai loro diritti.
La collana "L'arte di educare", di cui fa parte anche questo libro, si prefigge proprio di offrire strumenti e conoscenze per promuovere ed elevare la qualità dell'educazione e qualificare la funzione educativa.
Perciò ho accettato con piacere di scrivere la prefazione a questo testo che risulta essere un significativo e concreto contributo sul versante di una positiva, rispettosa ed efficace educazione nei confronti di chi si affaccia alla vita.
In ragione delle considerazioni che ho sopra brevemente riportato, lo considero una guida, uno strumento innovativo, un prezioso contributo per tutti gli educatori, per coloro che hanno deciso di mettersi e rimettersi quotidianamente in gioco accettando l'affascinante sfida dell'educazione.

Fabia Mellina Bares
Docente di Legislazione minorile Corso di Laurea in Scienze dell'Educazione Università di Trieste


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