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Forte del successo in Germania e in Francia, l'opera più matura di Willi Maurer arriva finalmente anche in Italia, pubblicata da Terra Nuova Edizioni.
Tema di questo libro è l'imprinting, ossia l'impronta determinata dal contatto multisensoriale che avviene tra madre e bambino al momento della nascita. Quando tale esperienza non viene alterata da fattori esterni, si attiva un senso di appartenenza reciproca e un appropriato comportamento istintivo.
La nascita non è di per sé un evento traumatico se al neonato è data l'esperienza di essere accolto dalla madre, ma un'eventuale interferenza su questo delicato processo può avere notevoli ripercussioni sulla salute e sul comportamento.
Nella maggior parte dei casi, il dolore per il mancato imprinting è così lacerante da essere rimosso, dando origine ad una profonda scissione interiore.
Partendo da questa premessa, l'autore illustra un percorso di guarigione dalla ferita primaria causata dall'assenza di imprinting e allo stesso tempo pone le basi per una cultura nuova, basata sui bisogni fondamentali dell'essere umano e, di conseguenza, improntata alla giustizia e al miglioramento della qualità di vita di tutti.
Una lettura stimolante per genitori e futuri genitori, ma anche per psicologi, educatori, politici ed ecologisti, e per coloro che operando nel campo della salute, della nascita, della maternità o del disagio sociale hanno a cuore il futuro del Pianeta.
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Riportiamo dal testo il preambolo scritto da Clara Scropetta*, traduttrice dell'edizione italiana.
In questo libro si parla
estesamente delle conseguenze delle esperienze fatte in quello che
abbiamo chiamato periodo primale. Si tratta di un neologismo coniato da
Michel Odent per indicare il periodo compreso tra il concepimento e il
primo compleanno. Noi, in accordo con gli studi di Thomas Verny,
preferiamo estenderlo ulteriormente ma, vista la novità dell’argomento,
non siamo ancora univoci. Mentre Willi Maurer riconosce una particolare
importanza ai primi due anni dalla nascita, io personalmente preferisco
spingermi fino all’ingresso del bambino nella fase verbale attiva, che
di solito avviene nel corso del terzo anno di età o poco dopo.
La
caratteristica principale di questo periodo è che l’essere umano non
sarà mai altrettanto vulnerabile e ricettivo ai fattori ambientali.
Oramai si sa che l’architettura del sistema nervoso si crea in questo
periodo e quindi in esso è racchiuso il segreto del nostro potenziale di
sviluppo e crescita.
Quando vengono a mancare le sollecitazioni
previste dalla natura, le conseguenze sono fatali. Se al contrario le
necessità biologiche del nascituro, del neonato e del bambino piccolo
sono soddisfatte, le conseguenze sono spettacolari in termini di salute,
voglia e gioia di vivere.
Il periodo primale si può ben definire quindi sensibile e critico ai fini dello sviluppo del potenziale umano. All’interno di esso assume una particolare rilevanza il momento dell’imprinting, che ha luogo con la madre immediatamente dopo la nascita solo se vi sono le condizioni adatte. L’imprinting è un processo ben preciso che può svolgersi soltanto in una determinata finestra temporale. Per questo abbiamo scelto il termine mancato imprinting per tutti quei casi in cui non vi sono tutte le condizioni previste – non avviene l’imprinting previsto dalla natura se il neonato viene accolto da una persona diversa dalla madre e neppure se madre e bambino non sono intrisi degli ormoni previsti. Si tratta infatti di un processo biologico fondamentale, regolato da un equilibrio ormonale delicatissimo e atto a permettere l’instaurarsi di una relazione ottimale in cui il bambino esprime i suoi bisogni e la madre risponde prontamente. Questo momento dell’imprinting dura senz’altro fino al secondamento della placenta e almeno la prima mezz’ora, meglio ancora le prime ore dopo la nascita.
È indispensabile non interferire con il primo contatto
tra madre e bambino né distrarli in alcun modo in quell’arco di tempo,
astenendosi tra l’altro dalla pratica di taglio precoce del cordone, e
permettere al bambino di essere accolto con dolcezza e lentezza dalla
madre.
Idealmente madre e bambino non vanno separati uno dall’altro
neanche in seguito, finché non sarà il bambino stesso a volerlo.
Se
nei primi mesi di vita, chiamati anche ‘esogestazione’, la presenza
della madre è irrinunciabile, essa continua ad esserlo almeno fino alla
fine del periodo primale, anche se via via si affiancano (non
sostituiscono!) altre figure di riferimento. È interessante osservare
che, secondo studi recenti, sia il bisogno biologico di essere allattati
sia quello di essere portati in braccio si protraggono almeno per i
primi tre anni circa. In tutto il libro, in accordo con il signifi cato
etimologico e quindi originario, quando ci si riferisce al periodo
compreso dalla nascita ai tre anni circa si usa l’espressione infanzia,
mentre per prima infanzia si intende il primo anno circa.
La
relazione con il padre si crea naturalmente anch’essa in questo periodo
e, assieme alla stabilità affettiva della relazione tra i genitori, pone
basi fondamentali per lo sviluppo del bambino; essa non è tuttavia in
alcun caso paragonabile, sostituibile o sovrapponibile a quella con la
madre.
Il periodo del concepimento e della crescita in utero (fase
prenatale) - d’altro canto – è decisivo per la determinazione dei geni
che si esprimeranno e per l’organizzazione psico-fisico-emotiva di
base. Il potenziale che in seguito possiamo esprimere, o meno, si forma
già in utero e non successivamente. L’importanza per la nostra salute e
anche per l’identità personale di un ambiente accogliente e amorevole
nella fase prenatale, in cui siano riconosciute le competenze naturali e
l’integrità del nascituro come persona, è largamente sottostimata.
Tutto
quello che accade nel periodo primale ci impregna e lo fa tanto più
profondamente quanto più si risale indietro nel tempo. Abbiamo scelto
tuttavia il termine imprinting esclusivamente per il momento
immediatamente seguente la nascita per evidenziarne la peculiarità. La
scienza accademica è ancora titubante nel riconoscere quella che per noi
è un’evidenza, avvalorata dall’esperienza di ogni essere umano:
l’esistenza dell’imprinting anche nella nostra specie. Possiamo
affermare che, di fatto, a determinare la qualità e lo spessore della
nostra presenza al mondo è il periodo primale in toto, con particolare
accento sulla fase prenatale, di cui la nascita e l’infanzia non sono
che la coerente emanazione.
Per denominare i processi che
caratterizzano tutto il periodo primale, preferiamo ai termini bonding e
attaccamento quelli di contatto multisensoriale, riconoscimento
reciproco e appartenenza.
Detto in altre parole, optando per il
comportamento previsto dalla natura, abbiamo la possibilità di fare
davvero molto per concepire e accompagnare nella crescita bambini nuovi,
diventando noi stessi uomini e donne nuovi, disposti a ricercare le
nostre radici e riportare alla luce, sotto tutti gli strati di
protezione, la nostra essenza originaria e originale.
Su scala
sociale si impone il riconoscimento incondizionato del reale valore per
la collettività dell’accudimento materno, e quindi del ruolo di madre,
in termini di prevenzione di disagio sociale, delinquenza, violenza,
vandalismo, criminalità, tossicodipendenza, incidenti e di tutte le
malattie.
* Clara Scropetta, nata nel 1966 a Trieste, è laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche e madre di tre figli. Grazie all’esperienza diretta personale e allo studio autodidatta multidisciplinare, si è specializzata nella fisiologia della maternità. Attualmente promuove pubblicazioni, incontri e seminari, per il sostegno alla madre, il concepimento consapevole, il parto e la nascita indisturbati, il contatto continuo, l’allattamento a richiesta a termine, l’igiene naturale del bambino, l’immunità naturale, l’apprendimento spontaneo, ma anche una coscienza ecologica integrale.
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Pagine: 256, Formato: 15x21, Tipologia: Libro cartaceo,
Editore : Salus Infirmorum, Prezzo 15,00 €
Scritto da giorgio il 02/02/2022