Prefazione del libro 'Me lo leggi?' di Giorgia Cozza

Quando Giorgia Cozza mi ha proposto di scrivere la prefazione al suo ultimo libro ho accettato ancora prima di leggerlo. È stato sufficiente conoscerne l'argomento, e poi sono stato subito catturato dal titolo: Me lo leggi?. Anche se sono passati molti anni, ricordo di aver pronunciato questa frase molte volte, e qualche anno più tardi me la sono sentita rivolgere come genitore dai miei figli.
Il tema della lettura ad alta voce e del raccontare ai bambini l'ho approfondito come pediatra soprattutto a seguito del progetto “Nati per Leggere”, attivo in Italia da oltre dieci anni, ma anche stimolato dalle numerose ricerche scientifiche che negli ultimi anni hanno fortemente arricchito le nostre conoscenze (penso in particolare agli studi di neuroscienze).
La lettura di questo libro, anziché sollecitare quanto conoscevo sull'argomento, ha fatto emergere in me antichi ricordi e profonde emozioni; così mi sono ritrovato seduto su un divano degli anni '60 intento ad ascoltare mio padre che leggeva Topolino. Per un certo periodo questo è stato il nostro rito al suo ritorno dal lavoro, e poiché eravamo tre fratelli, due gli si collocavamo di lato, mentre il terzo stava in piedi dietro la sua schiena per poter vedere le figure dall'alto.
La prosa scorrevole ed entusiasta di Giorgia ha fatto riaffiorare anche le immagini colorate, viste e riviste mille volte, dei libri di Richard Scarry, quelli in grande formato che per un bambino piccolo sono ancora più grandi (e se non fai attenzione rischi di caderci dentro e di mescolarti agli orsetti pompieri).
Riuscire a tornare un po' bambini e rivivere la magia di certe letture è senz'altro merito della prosa di Giorgia, che oltre a fare la giornalista, è mamma di tre bambini, ed evidentemente conserva negli anfratti della mente e del cuore le letture e i racconti vissuti nell'infanzia. Questo libro è giustamente diviso per argomenti e capitoli, ma le motivazioni per una lettura condivisa, anziché essere relegate in un singolo capitolo, sono sempre presenti e sapientemente mescolate ai suggerimenti e agli strumenti di volta in volta proposti.
Nel corso della lettura, senza sforzo, quasi senza accorgercene, mettiamo a fuoco importanti concetti che riguardano la nostra relazione con il bambino, il suo sviluppo emotivo e cognitivo, la costruzione della sua personalità e di conseguenza del suo futuro. È di questo alla fine che tratta il libro.
Già nella seconda pagina l'Autrice scrive che “la voce della mamma e del papà culla, accarezza, diverte, insegna, consola, emoziona, guarisce e, soprattutto, rende felici”; ci spiegherà più avanti che la lettura e il racconto sono spazi condivisi (un vero e proprio contenimento emotivo), capaci di “fermare il tempo”, anzi di “dilatarlo”, come precisa Pennac.
Nel secondo e nel terzo capitolo è protagonista la voce della mamma, capace di produrre effetti significativi già durante la gravidanza; non tutti i genitori sono consapevoli che il bambino nella pancia si sviluppa immerso nel liquido ma anche nei suoni, e che dopo la nascita quei suoni e quella voce mancano e sono fortemente ricercati (e credo sia utile ricordare che fino al momento della nascita il bambino non ha mai ancora sperimentato il silenzio). In questi primi capitoli l'Autrice dà conto di importanti progetti come “Nati per la Musica” ed “Essere Voce”, ancora poco noti al grande pubblico.
Il quarto capitolo è a mio avviso il più importante: riguarda la lettura tra 0 e 6 anni. Vengono qui riprese le basi del progetto “Nati per Leggere” e le modalità per la lettura ad alta voce fin nel corso del primo anno. Giorgia Cozza è chiara nel sottolineare che questi momenti di lettura e di racconto non devono avere alcuno scopo didattico; non stiamo cercando di costruire piccoli geni precoci, stiamo cercando di vivere momenti felici insieme, di tessere legami forti che ci accompagneranno per tutta la vita. Emerge con chiarezza, capitolo dopo capitolo, che la lettura condivisa è parte integrante di uno stile di accudimento basato sul contatto e sulla prossimità, in grado di favorire serenità e sicurezza nei complessi e delicati primi anni di vita.
Dal quinto capitolo in poi entriamo nel periodo in cui la lettura diventa più autonoma e la comunicazione tra noi e il bambino si arricchisce di contenuti e riflessioni; a questa età libri, racconti e fiabe possono aiutare i genitori a conoscere meglio i pensieri del figlio e il figlio potrà comprendere meglio la realtà e il mondo, dare un nome a dubbi e paure, viaggiare con l'immaginazione per costruire il proprio futuro.
Come marito di una bibliotecaria non posso non osservare che esistono spazi pubblici dove la lettura è socializzata ed è a disposizione di tutti. Molte ricerche hanno dimostrato che la literacy (cioè l'insieme delle competenze e delle capacità intellettuali di letto-scrittura) è un vero e proprio determinante di salute, in grado di limitare le diseguaglianze sociali; per questo motivo le biblioteche andrebbero considerate luoghi di promozione sociale e di salute pubblica, e come tale essere oggetto di investimenti e adeguati finanziamenti.
Il progetto “Nati per Leggere” è attualmente considerato una delle migliori e più efficaci forme di promozione della genitorialità. Gli studi di neuroscienze degli ultimi dieci anni ci spiegano che la lettura precoce (tecnicamente la ‘early literacy') è in grado di favorire lo sviluppo neurologico (nelle sue componenti cognitive ed emotive); oggi sappiamo che nei primi anni di vita il cervello matura le sue componenti essenziali, acquisendo competenze che dureranno per il resto dell'esistenza. I primi anni rappresentano una finestra di opportunità che utilizza la grande plasticità cerebrale
di questo periodo; non dovremmo sprecare nulla di questa preziosa risorsa che invece risulta ancora molto sottovalutata. Ogni cucciolo d'uomo ha bisogno di nutrire la propria mente con le parole, prima ascoltate e pensate, poi parlate, quindi lette e scritte; la parola che si fa voce (di mamma e papà) è la base della comunicazione e della relazione umana, e per il bambino rappresenta un'esperienza che dà ordine e senso alla realtà.
Leggere è anche il migliore antidoto alla televisione, la principale forma di ‘comunicazione' passiva e unidirezionale della nostra epoca. Uno studio del 2010 ha dimostrato che nei primi anni di vita anche la visione di video didattici non porta miglioramenti nel linguaggio e nelle competenze intellettive, perché per apprendere e conoscere occorre l'interazione sociale, occorre il dialogo.
Quello che ci propone Giorgia è ‘un dialogo d'amore' (come recita il sottotitolo di questo libro), un dialogo che utilizza racconti, fiabe, filastrocche e ninne-nanne, attraverso l'aiuto di un bel librino o della semplice fantasia. Facciamo tesoro di questi preziosi suggerimenti e non vergogniamoci di tornare anche da adulti a sognare un po'… ‘occhio bello, suo fratello; orecchia bella, sua sorella…'

Alessandro Volta - Pediatra-neonatologo

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