Etica per le Professioni. ETICA E GIUSTIZIA

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Etica per le Professioni. ETICA E GIUSTIZIA  Etica per le Professioni Rivista   Fondazione Lanza
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Editoriale

Etica e giustizia

DOSSIER

La giustizia da potere a istituzione
- di Giuseppe De Rita
Si parla di giustizia in almeno tre accezioni: giustizia sociale, giustizia come legalità, giustizia come amministrazione del sistema giudiziario. Ciascuna di esse genera percorsi specifici ed affronta nodi di etica individuale e di etica pubblica. L'intervento si sofferma sul ruolo dell'etica, intesa come "etica delle responsabilità", nell'amministrazione della giustizia. La complessità delle società moderne chiama il sistema giudiziario ad esercitare una continua regolazione (e non un dominio) dei soggetti, dei rapporti e dei comportamenti sociali; in questa prospettiva risulta facilitato anche il perseguimento di altri valori etici, quali la terzietà e la capacità di essere istituzione e non potere. Nelle società moderne "si governa accompagnando" e "si fa giustizia regolando": è l'etica della responsabilità che impone sempre più il rispetto e la valorizzazione dei molteplici soggetti sociali. Il funzionamento della macchina giudiziaria passa infine attraverso la professionalità e serenità del singolo operatore e pone quindi un problema di etica individuale.

La difficile arte del discernimento - di Marcello M. Fracanzani
Il principio della divisione dei poteri attribuisce a distinti centri di potere ogni singola funzione: fissare le leggi, disporne l'esecuzione, risolvere le controversie. Oggi il legislatore adotta spesso leggi-provvedimento puntuali e concrete; i giudici tendono ad enucleare principi regolatori; i cittadini pretendono sempre più spesso dal diritto e dal giudice la disciplina di ambiti della propria vita e delle proprie relazioni. Ipertrofia legislativa, giuridicizzazione eccessiva, interpretazione creativa della norma, disparità di trattamento di fattispecie simili, invasione di campo tra i poteri dello Stato. E' possibile pensare ad una "geometria" del diritto, ad una tecnica giuridica che possa ridare certezza al diritto? L'articolo intende riprendere le fila di un dibattito che ha a lungo impegnato uomini di legge e filosofi, anche se oggi soffre di un certo disinteresse. In realtà il diritto non è una "mera tecnica plasmata sulla struttura del sapere scientifico" ma regola rapporti tra uomini calati nella dimensione temporale. E il giurista è partecipe di una discrezionalità, orientata dal diritto, tendente all'individuazione del buone e del giusto.

Salvaguardare la certezza del diritto - di Vittorio Borraccetti
Ai magistrati è chiesto di verificare, aderendo fedelmente e rigorosamente ai princípi fondamentali della Costituzione, se l'accusa mossa a una certa persona sia fondata o meno, non di ricostituire l'ordine pubblico. Ciò esclude ogni rischio di "politicizzazione". L'obbligatorietà dell'azione penale coinvolge l'organizzazione globale di un ufficio di Procura, non il singolo magistrato. Servono, perciò, parametri certi di trasparenza e di controllabilità. La separazione delle carriere potrebbe creare un forte controllo del potere esecutivo sul pubblico ministero, pregiudicando l'indipendenza del sistema giustizia a danno del cittadino. Gli attori della giustizia rappresentano un'"istituzione" non un "potere".

Nell'interesse legittimo dell'assistito - di Paolo Giacomazzo
E' doveroso chiedersi perché il tema della giustizia oggi divide e genera conflitti, anche tra i soggetti processuali. Il processo non è uno strumento di lotta, né è un momento regolatore di conflitti sociali. La sua funzione è quella di accertare responsabilità individuali attraverso una serie di regole che lo disciplinano, e non quella di accertare la verità sostanziale, perché se così fosse la difesa del colpevole diverrebbe un ostacolo al raggiungimento del fine processuale. Al termine del processo il giudice accerta una verità che è solo processuale, anche se ci si augura che essa si avvicini a quella sostanziale. Ciò chiarito, l'autore si propone di analizzare alcuni comportamenti dei protagonisti del processo per verificarne la correttezza o gli eventuali abusi. Vi sono anzitutto alcune difficoltà relative all'assimilazione culturale del modello accusatorio che si riflettono sulla condotta dei pubblici misteri e dei difensori e sulle modalità di impostazione delle rispettive strategie processuali. Esistono anche innumerevoli comportamenti censurabili di magistrati e di avvocati, i quali, benchè non diano luogo a nullità procedurali, sono in contrasto con principi deontologici e indice di scarsa professionalità. E' auspicabile la ripresa dei lavori di un tavolo di lavoro tra Unione Camere Penali e Associazione Nazionale Magistrati allo scopo di individuare regole di comportamento comuni, a sostegno delle rispettive funzioni, che facciano riferimento ad un'etica processuale condivisa.

Quale giustizia: ritorsione o recupero? - di Luciano Eusebi
La dinamica retributiva è la tradizionale risposta giuridica al reato, mentre la discussione sul punire si è incentrata sui modi per giustificare a posteriori la sanzione (teorie assolute: la pena non ha scopo perché retribuire è un imperativo etico; teorie relative: prevenzione generale e speciale). In questo quadro l'efficacia del sistema penale si identifica con l'effettività della sanzione e porta all'applicazione al problema criminale di modalità inerziali della giustizia, accontentandosi degli strumenti penalistici disponibili, ancorché inadeguati. In tale contesto, i problemi etici dell'operatore penale sono quasi sempre rimossi, benché siano in realtà di grande spessore: dalla circostanza che i mezzi a disposizione sono spesso offensivi della dignità umana, alla mancanza di una seria progettazione politico-criminale. Ad avviso dell'autore, gli ordinamenti più solidi sono quelli che affermano l'autorevolezza delle norme, cioè la loro capacità di aggregare l'adesione dei cittadini ai precetti per convincimento e non quelli costruiti sul mero esercizio della forza. Le risposte sanzionatorie devono avere carattere dialogico, volto al recupero dei destinatari. Da qui l'irrazionalità del ruolo egemone della pena detentiva e il farsi strada in ambito internazionale del filone della restorative justice, aperta a prospettive di composizione del conflitto generato dal reato, piuttosto che di compensazione simbolica attraverso l'inflizione di un male.

Mediatori tra fatti e opinioni - di Gianni Locatelli
L'informazione giudiziaria si trova a dover mediare tra il mondo chiuso della macchina giudiziaria e quello spalancato dell'opinione pubblica, avendo presente che sono in gioco il diritto alla giustizia giusta da una parte, e il diritto ad una informazione libera dall'altra. Si è invece assistito spesso alla degenerazione qualitativa dell'informazione e a forme di manipolazione mediatica per poco nobili finalità. L'autore sostiene che il primo passo per ridare all'informazione giudiziaria un contenuto etico, che è frutto di norme ma soprattutto di cultura professionale, è quello di trasformare progressivamente l'eccezionalità in normalità. L'articolo si sofferma sui doveri del cronista giudiziario, in primo luogo quello di rispettare sempre l'altro e i suoi diritti, ed avanza alcuni proposte per ridare qualità, indipendenza e credibilità alla sua professione.

APPLICAZIONI

IL GIUDICE / A rischio l'imparzialità del giudizio
- di Francesco Aliprandi
Insiti nel concetto stesso di giustizia, i principi della imparzialità del giudice e della rapidità e cogenza della statuizione processuale trovano oggi non poche difficoltà ad affermarsi. L'intervento intende individuare le cause che minano l'autorevolezza e l'efficacia della legge: l'uso distorto delle garanzie processuali per arrivare alla prescrizione, la sensazione che il processo possa essere affrontato più agevolmente dai ricchi, l'eccessivo e spesso inutile formalismo burocratico, il ricorso all'amnistia, all'indulto e al condono l'emanazione di provvedimenti legislativi ad personam. Soprattutto il tentativo di far apparire i giudici parziali delegittima in ultima analisi lo Stato stesso e indebolisce il senso di legalità dei cittadini.

L'AVVOCATO / A difesa del cliente e quindi del diritto - di Ivone Cacciavillani
La giustizia come servizio alla collettività è una funzione biorganica, cioè svolta simultaneamente da due istituzioni: la magistratura e l'avvocatura. Pertanto ogni serio progetto di riforma del sistema giustizia non può prescindere anche da una radicale riforma della avvocatura, tuttora retta da criteri corporativi obsoleti, che risolva due problemi: i criteri di accesso all'Ordine (oggi ingiustificatamente severi) e il controllo di qualità dell'attività degli iscritti (del tutto insoddisfacenti). L'autore si sofferma sulle funzioni dell'avvocatura: concorrere al progresso giuridico e tutelare il singolo cittadino, denunciando le illegalità e manchevolezze del sistema per riportarlo al rispetto dei principi. Esamina inoltre l'etica dell'avvocatura sotto due profili. Il primo, interiore alla sua attività, gli richiede preparazione tecnica, aggiornamento, specializzazione, capacità di fedeltà assoluta al proprio cliente. Il secondo, esteriore, concerne l'esercizio della funzione, tanto nel processo quanto nelle relazioni gli altri operatori della giustizia.

IL PENALISTA MINORILE / Prima regola: "educare" è prevenire - di Domenico Pulitanò
L'articolo propone una riflessione sull'etica delle professioni nella giustizia penale minorile, il settore dell'ordinamento penale in cui è più forte il rilievo dell'istanza educativa. Il sistema vigente, frutto soprattutto della riforma del 1988, è costruito secondo un'impostazione che, senza essere indulgenziale, forza lo schema del diritto penale retributivo con soluzioni innovative derivate dal principio educativo. Tale sistema oggi è posto in discussione da tendenze che, in nome della sicurezza sociale, invocano "più penale"; ma la sfida è quella di conciliare la dimensione precettiva dell'ordinamento giuridico con la prospettiva del recupero. Su questo sfondo, l'autore delinea le competenze etiche richieste alle diverse figure operanti nel sistema giudiziario minorile; si sofferma inoltre sulle pratiche di "mediazione" che favoriscono la conciliazione tra vittima ed autore del reato.

Indicazioni bibliografiche

RUBICHE PER AMBITI PROFESSIONALI

Ambiente / Agenda 21
Sviluppo sostenibile e partecipato
- di Luca Dalla Libera
L'idea di sviluppo sostenibile ha senz'altro messo radici profonde; da Rio de Janeiro (1992) in poi si sono moltiplicati gli impegni per generare comportamenti, buone pratiche, protocolli internazionali di azione coerenti con essa. L'intento dell'articolo è quello di verificare se lo strumento di Agenda 21 Locale sia servito per lo scopo per cui era stato ipotizzato, cioè radicare il concetto di sostenibilità nella prassi della programmazione locale. L'esame viene compiuto considerando i tre passaggi fondamentali del processo di Agenda 21 Locale: il coinvolgimento del pubblico e dei partner, la predisposizione da parte del Forum Civico del Rapporto Stato Ambiente e l'elaborazione e realizzazione partecipata del Piano di Azione Ambientale. Un eventuale insuccesso dell'Agenda 21 Locale darebbe più forza a coloro che nel vertice di Johannesburg hanno sostenuto non tanto un superamento quanto un riposizionamento strategico e una riconversione politica ed operativa del tema della sostenibilità.

Economia / Responsabilità d'impresa
Imprenditori e nuova coscienza sociale
- di Francesco Merloni

Formazione / Docenti
La sfida della professionalità "interiore"
- di Alessandro Gozzo
Nella relazione umana docente-discente istruzione ed educazione sono strettamente intrecciate. Connaturata alla professione docente è la responsabilità relazionale, visto che ogni atto del docente ha un valore esemplare per l'allievo: è questo un connotato morale dal quale nessuno può esonerarsi. Oggi l'intervento educativo pianificato per grandi numeri ha creato una realtà organizzativa quasi ingovernabile che facilmente si allontana rispetto alle finalità che si propone. L'unica possibilità di cambiamento è legata al processo di formazione e selezione del personale. L'articolo esamina due atteggiamenti diffusi. Il primo è la debolissima capacità degli insegnanti di riflettere sui fini stessi della propria attività educativa e sul problema dello scollamento tra finalità generali e obiettivi didattici perseguiti nella quotidianità. Il secondo consiste nella diffusa tendenza tra i docenti a capovolgere la gerarchizzazione tra finalità pubbliche e interesse privato.

Sanità / Infermieri
"Buona cura" ovvero buona formazione
- di Chris Gastmans
L'articolo si propone di esplorare un approccio etico fondamentale all'assistenza infermieristica e di avanzare alcune proposte, basate su tale approccio, per l'educazione etica infermieristica. Vengono analizzati tre aspetti di una visione etica fondamentale dell'assistenza infermieristica: l'assistenza infermieristica intesa come pratica morale; il carattere intersoggettivo dell'assistenza infermieristica; la percezione morale. Si ritiene che la visione etica fondamentale sull'assistenza infermieristica proceda di pari passo con un approccio etico-morale. Vengono forniti inoltre suggerimenti per l'educazione etica degli infermieri. In particolare si tengono in considerazione tre implicazioni: un atteggiamento contrario all'educazione etica orientata verso l'azione; un'educazione etica integrale contrapposta a una razionalistica; un modello contestuale di educazione etica. Si dimostra anche come il substrato filosofico europeo offra alcune originali idee per questo tentativo.

Sanità / Cellule staminali
Sperimentazione terapeutica alla prova
- di Renzo Pegoraro


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