Un medico, un malato, un uomo

Come la malattia che mi uccide mi ha insegnato a vivere

Un medico, un malato, un uomo  Mario Melazzini Marco Piazza  Lindau
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Un medico di successo, una bella famiglia, una forma fisica da far invidia. Nel febbraio del 2002 Mario Melazzini pensa di essere un uomo realizzato. Ma quando sale in bicicletta per il suo allenamento quotidiano capisce che qualcosa non va. Il piede sinistro non risponde, il corpo gli disubbidisce. Comincia così il calvario della malattia. Ci vuole un anno per avere la diagnosi: è SLA, sclerosi laterale amiotrofica, una patologia degenerativa con la quale, mediamente, non si vive più di tre anni.

Il medico diventa malato e incontra sul suo cammino la sofferenza, la depressione, la paura, il desiderio di farla finita prima di finire come un vegetale. Ma poi reagisce. Capisce che la vita può essere ricca e interessante, nonostante la malattia. Anzi, anche «grazie» a essa.

La sua stessa professione acquista una nuova profondità. Ora, infatti, Mario vede le cose «dall’altra parte». Entra in contatto con decine di persone fragili e in compagnia di un cantautore famoso e di una badante rumena incomincia la sua più grande battaglia: quella contro la solitudine e l’abbandono che spesso accompagnano le patologie più gravi, contro quel sentimento di esclusione e di insignificanza che prima o dopo coglie tutti coloro che soffrono di handicap invalidanti. Adesso non vuole più morire, ma «godere ogni minuto del miracolo di essere vivo».


Un medico, un malato, un uomo  Mario Melazzini Marco Piazza  Lindau
Un medico, un malato, un uomo
Come la malattia che mi uccide mi ha insegnato a vivere

Mario Melazzini, Marco Piazza



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Anna Jannello, «Panorama», 29 novembre 2007
«Il sottotitolo "Come la malattia che mi uccide mi ha insegnato a vivere" del libro […] è tutto vero. Per Melazzini valgono le […] parole con cui conclude il libro, citando Charles Mingus, "il mio autore preferito di jazz, vittima anch’egli della Sla: rendere semplice ciò che è complicato è la creatività".»

Piero Vietti, «Il Foglio», 1 dicembre 2007
«Non è un inizio di agiografia in vita, ma il racconto di come una circostanza dolorosa e ineluttabile possa essere l’occasione di vivere più intensamente tutto […]. Quasi un paradosso, la storia di questo primario di Pavia che dice di non volere più morire, "ma godere ogni minuto del miracolo di essere vivo".»

Nicola Vacca, «Il secolo d'Italia», 12 dicembre 2007
«Melazzini ha deciso di raccontare la sua storia in un libro […] che tutti dovrebbero sentire il dovere di leggere. Sfogliando queste dolorose pagine ci troveremo davanti il coraggio di un uomo che ha deciso di guardare negli occhi il male e di dare un senso a tutto il dolore che scuote il corpo. [Melazzini] ha scritto questo libro per condividere un percorso che gli ha permesso di fare della sofferenza una fondamentale esperienza.»

Luca Acito, «La Provincia di Cremona», 29 novembre 2007
«Un inno alla vita, per avvicinarsi con semplicità e immediatezza a malattie spesso sconosciute e trattate con distanza.»

«La Neurologia Italiana», marzo 2008
«Se tanto si parla umanizzazione della medicina e di quanto sia importante che il medico condivida la sofferenza del paziente che gli si affida […], il perché è racchiuso anche in questo libro, che testimonia di una malattia e di un percorso di arricchimento personale.»

Lara Reale, «il nostro tempo», 14 settembre 2008
«È un libro che divori in un paio d’ore. Ti avvince e ti emoziona più di un romanzo, perché è il racconto di una vita vera, con le sue grandezze e meschinità, le sue certezze e le sue paure, l’amore, la sofferenza, la malattia. E la morte, sempre in agguato. Un pugno nello stomaco che ti aiuta a crescere, come la confidenza di un amico sincero che ha cara la tua sorte ed spietato nella sua sincerità.»

Mauro Della Valle, «Il Giornale di Vicenza», 24 maggio 2009
«Un titolo che è anche una filosofia di vita che qualcuno potrebbe definire paradossale, per certi versi anche rivoluzionaria, ma che fortunatamente sempre più contraddistingue le persone che […] si trovano costrette a reinventare la propria esistenza.»


Un medico, un malato, un uomo  Mario Melazzini Marco Piazza  Lindau
Un medico, un malato, un uomo
Come la malattia che mi uccide mi ha insegnato a vivere

Mario Melazzini, Marco Piazza






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