Quando l'attesa si interrompe

Riflessioni e testimonianze sulla perdita prenatale

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Quando l'attesa si interrompe  Giorgia Cozza   Il Leone Verde
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"Non c'è battito, l'attesa si è interrotta".

Un aborto spontaneo è un dolore grande per la donna. È una promessa di immensa gioia che si infrange, lasciando nel cuore incredulità, delusione e amarezza. Il 15-25% delle gravidanze si interrompe spontaneamente nel primo trimestre.

E ogni anno in Italia circa 2 gravidanze su 100 si concludono con una morte perinatale. Questo libro si propone di offrire una risposta a quelli che sono gli interrogativi più comuni quando si perde un bimbo nell'attesa o subito dopo la nascita.

Perché è successo? Capiterà di nuovo? Riuscirò a diventare madre? Sono necessari controlli e accertamenti? Perché gli altri non capiscono questo dolore? E il futuro papà? Cosa prova un uomo in queste situazioni? Grazie agli interventi di numerosi esperti - psicologi, ostetriche, ginecologi, neonatologi - viene offerta una chiave di lettura delle reazioni fisiche ed emotive della donna, e si riflette sulle tappe e sui tempi di elaborazione del lutto.

Uscire dal silenzio che, troppo spesso, avvolge questi argomenti rendendoli quasi dei tabù, può essere di grande aiuto per la donna, ma anche per chi le sta vicino (partner, familiari, amici, operatori sanitari) e desidera offrirle il proprio sostegno.

Le testimonianze, intense e commoventi, di tanti genitori che hanno vissuto questa perdita vogliono essere una mano tesa verso ogni donna che ora sta soffrendo e deve assolutamente sapere che non è sola.


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Quando l'attesa si interrompe
Riflessioni e testimonianze sulla perdita prenatale

Giorgia Cozza



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Prefazione, di Piera Maghella
Introduzione

PRIMA PARTE: PERDERLO PRIMA CHE NASCA
I - Cos'è l'aborto spontaneo?
Sintomi e diagnosi, i segni e la conferma della perdita
- Se la gravidanza si interrompe nel secondo trimestre
Cause e fattori di rischio
- Nel secondo trimestre
Sensi di colpa che non hanno ragione d'essere
• Alcuni termini tecnici

II - Cosa succede nel corpo della donna
Le opzioni terapeutiche
- Terapia chirurgica
- Attesa sotto controllo medico
- Terapia farmacologica
Quando la gravidanza è extrauterina
• Mola vescicolare: una patologia della gravidanza
Se la gravidanza si interrompe nel secondo trimestre
- L'ultimo saluto
Cosa succede dopo un aborto spontaneo?
L'esperienza dell'ospedalizzazione
- L'importanza dell'assistenza
Se lo desiderate, può avere sepoltura

III - Sentimenti e paure, le conseguenze emotive
L'elaborazione del lutto
Smarrimento, estraniamento, incredulità
Vuoto, angoscia, solitudine
• Ansia e depressione, risposta fisiologica alla perdita
Rabbia, frustrazione, sensi di colpa
- Il rischio di fuggire dal lutto
L'accettazione della perdita
Verso la serenità
- Lacrime e parole
- Non da sola
- Sostegno e condivisione tra genitori
- Scriviamo un diario
- Simboli e rituali della memoria
La dolcezza del ricordo
• Baby loss awareness day: la Giornata della consapevolezza

IV - Il partner, gli amici, gli operatori sanitari
Una società 'impreparata', spaventata dalla morte
- Insieme è meglio
Il difficile ruolo del partner
- Interferenze culturali
- Reazioni al dolore, la risposta maschile
Insieme nella tempesta
- Per non lasciarla sola
- Per non lasciarlo solo
Parenti e amici, quale aiuto?
- Le frasi di 'non consolazione'
- Un silenzio fatto di ascolto e partecipazione
Come parlarne ai fratellini?
- Parole semplici e sincere
• Un aiuto dalle fiabe
- Quando i piccoli aiutano i grandi
Il supporto degli operatori sanitari
- Gestione di tempi e luoghi dell'assistenza
- Confronto e condivisione tra operatori
• Supporto psicologico e follow-up

V - Una nuova gravidanza: quando e come?
A livello fisico, via libera in tempi brevi
- Esami e controlli soltanto se l'aborto è ripetuto
- Se la gravidanza si è interrotta nel secondo trimestre
- Se la perdita è avvenuta nel terzo trimestre
Prendersi il tempo necessario
L'attesa dopo un aborto: come viverla serenamente
• Il papà e la nuova gravidanza

VI - L'aborto ripetuto e ricorrente
Da cosa è determinato?
- Possibili cause dell'aborto ricorrente
L'iter diagnostico
La paura di non poter diventare madre

VII - La morte perinatale
Costruire ricordi di lui e con lui
- Quando il bimbo muore dopo la nascita
- I giorni successivi al parto
Il dolore in famiglia
La consolazione degli affetti
La consolazione dei rituali
La consolazione del tempo

VIII - Conclusioni

SECONDA PARTE: VOCI di mamme e papà
Un sogno appena sbocciato
Perderlo nel primo trimestre
La tua carezza dentro di me, come ali di farfalla
Perderlo nel cuore dell'attesa
A un soffio dal mio abbraccio
Perderlo prima che nasca
Il tempo di uno sguardo
Perdere un bimbo dopo la nascita
Piccolo mio, piccola mia... Sono io. La tua mamma
Lettere ai bimbi non nati

TERZA PARTE: VOCI DI ESPERTI
Aborto spontaneo: quali opzioni terapeutiche? (Enzo Esposito, ginecologo)
L'ostetrica al fianco della donna quando la gravidanza si interrompe (Margherita Locatelli e Stefania Conti, ostetriche)
L'ostetrica e la coppia che perde un bambino prima della nascita (Maria Cristina Ravasio, ostetrica)
Angeli e carezze (Alessandra Bortolotti, psicologa)
La morte perinatale, il lutto del padre (Francesco Saverio Ruggiero, psichiatra e psicoterapeuta)
La dignità del feto (Carlo Bellieni, neonatologo)
Perdere un bimbo dopo la nascita (Diana Mayer Grego, presidente di Sulle Ali di un Angelo)
Montata lattea, cosa fare? (Carla Scarsi, scrittrice e giornalista)
I gruppi di auto aiuto: la forza della condivisione (Claudia Ravaldi, psichiatra e psicoterapeuta)

QUARTA PARTE: DEDICATO AGLI OPERATORI
Le professioni sanitarie e la perdita precoce
a cura di Laura Castellarin, ostetrica

Bibliografia
Appendice
Associazioni e Gruppi di Auto Mutuo Aiuto
Siti di interesse
Gruppi di discussione su internet
Indice


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Riflessioni e testimonianze sulla perdita prenatale

Giorgia Cozza



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Sono passati cinque anni da quando ho perso il mio bambino. Era il mio terzo figlio. Ricordo ancora il giorno in cui il test di gravidanza è risultato positivo. Ero troppo, troppo felice. Aspettavo un bimbo! C'era di nuovo una creatura nel mio grembo, avrei vissuto di nuovo tutte le emozioni dell'attesa, il pancione che cresce, i primi movimenti, la scelta del nome... Con la mente e il cuore in subbuglio, ho dato la notizia a mio marito. Poi è stata la volta dei parenti più cari, la zia che è un po' come una mamma e i miei amatissimi nonni. Che gioia vedere la loro contentezza, che gioia portare in cuore un segreto così bello.
Ed è arrivato il giorno della prima ecografia. Un giorno speciale, colmo di aspettative e trepidazione: avrei visto il mio bambino!
Avrei sentito il battito del suo piccolo cuore.
Ancora oggi non so esprimere a parole quello che ho provato davanti a quello schermo nero. C'era il mio bambino, sì. Ed era bellissimo. "È già così grande" avevo detto io, sorpresa nel trovare la testolina già delineata, ben distinta dal minuscolo corpo. Ma c'era silenzio in quell'eco. Un silenzio che urlava alle orecchie e al cuore. E lui era così fermo, sembrava dormisse.
Tutta la gioia fuggita in un istante, trasformata in sgomento, incredulità, dolore.
Non c'è battito. L'attesa si è interrotta.
Sono tante le donne che hanno dovuto sentire questa frase. Poche parole pesanti come macigni.
Poche parole che mettono fine a un sogno, il più bello, quello di diventare madre.
Questo libro è dedicato a loro. A tutte le donne che, in un momento imprecisato della loro vita, hanno visto interrompersi un sogno. A tutte le donne che hanno sognato di accarezzare, cullare, allattare il loro piccino, ma non hanno potuto farlo, perché non è stato concesso loro di abbracciarlo.
È difficile parlare di questo dolore. Non capisco bene perché, ma è un dolore che la società si ostina a non considerare. E quando non viene ignorato, allora viene immediatamente minimizzato. Tutto il conforto che la donna può aspettarsi in genere si riduce a frasi banali che spesso la fanno sentire peggio: "Per fortuna eri incinta solo di tre mesi", "Su, su, capita a tante donne, è normale" e "Avrai altri bambini". Così al dispiacere si aggiunge anche la devastante consapevolezza di non essere comprese. Ci si sente sole. Sole con un dolore che il resto del mondo - a volte anche chi ci è più vicino - non riconosce e quindi non accoglie.
Quando ho vissuto questa esperienza mi sono sentita molto sola. Avrei voluto parlarne, condividere la mia pena, sfogarmi, ma era difficile trovare qualcuno disposto ad ascoltare. E poi avrei voluto capire. Perché avevo perso il mio bambino? Perché la gravidanza si era fermata? Cos'era successo? E poteva accadere di nuovo?
Molte domande, poche risposte.
Alcune settimane dopo l'intervento di raschiamento sono entrata in una libreria e ho cercato un testo che affrontasse questo tema. Ci sono libri su tutto, guide per ogni argomento e situazione della vita, centinaia di titoli ci parlano di gravidanza, nascita, accudimento dei figli, possibile non ci fosse un libro che parlava dell'aborto spontaneo, un'esperienza che riguarda tante donne?
Io non l'ho trovato.
Mi hanno proposto alcuni volumi dedicati alla psicologia e all'elaborazione del lutto, ma non era quello che cercavo. Affrontavano situazioni troppo diverse, che sentivo lontane e non potevano aiutarmi.
Ed ecco come è nata, tempo dopo, l'idea di questo libro.
Il libro che avete tra le mani fa parte di un lungo percorso che ha avuto inizio in una mattina di dicembre con un test di gravidanza positivo e non si è concluso, né mai lo farà, perché è parte di me, della mia vita, di quello che sono.
Oggi io non soffro più per il mio bimbo in Cielo; con il tempo il dolore si è trasformato più e più volte fino a diventare rimpianto, nostalgia, ricordo. Un pensiero pieno d'amore e di tenerezza. Ma non ho dimenticato. Non ho dimenticato lo smarrimento, la solitudine e l'angoscia. Ecco il perché di questo libro.
Un libro che vuole essere una carezza per le donne che in questo momento stanno soffrendo e per le donne che hanno sofferto in passato e portano ancora nel cuore una traccia di quel dolore. Ognuna con la sua storia, che è sempre unica e diversa, ognuna con le sue emozioni, ognuna con i suoi tempi. Quello che abbiamo in comune è un bambino non nato, un bambino che non abbiamo potuto stringere tra le braccia, ma che fa parte di noi, della nostra storia, della nostra famiglia.
Ma questo è anche un libro che si rivolge ai papà, ai compagni di vita di queste donne che, forse mai come in questo momento, hanno bisogno di sentirsi accolte, comprese e amate. E un libro per i parenti e gli amici che vorrebbero aiutare, ma forse non sanno come fare.
Indicazioni valide per tutti non ne possiamo dare, dato che ogni storia è a sé, ma speriamo che ognuno possa trovare almeno qualche spunto utile tra queste pagine.
Parlarne è già un passo. Parlarne è un modo per riconoscere l'importanza di questo argomento.
In questo libro ci sono numerose testimonianze. Raccontare la propria storia, ricordare, rivivere certi momenti per alcune donne è stato difficile, doloroso. Per altre è stato liberatorio, un'opportunità per comprendere meglio le proprie emozioni e riconciliarsi con il passato. Ma quello che hanno in comune tutte le mamme di 'bimbi speciali' che hanno accettato di condividere la propria esperienza in queste pagine è la speranza che la loro storia possa essere d'aiuto per altre donne. Ogni testimonianza è una mano tesa.
Una mano che consola, comprende, ascolta. Ma è anche una promessa. Pian piano la sofferenza non sarà più così straziante, ma ciò non significa che si dimenticherà.
I bimbi non nati non sono 'persi' per le loro mamme. Fanno parte di loro. Sono nel loro cuore e lo saranno per sempre.
Se stai piangendo il tuo bambino non nato, sappi che non sei sola. Siamo in tante ad aver provato il tuo dolore. Un anno fa, cinque, dieci, venti.
Anche noi siamo mamme di un bimbo speciale che non abbiamo potuto abbracciare, stringere e coccolare, ma che custodiamo al sicuro, nel nostro cuore.
Questo libro è dedicato a te.


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Giorgia Cozza



torna suPrefazione - Piera Maghella

Se hai comprato o se ti è stato regalato questo libro, probabilmente stai vivendo o hai vissuto la perdita di un bimbo, oppure sei un operatore che vorrebbe sostenere le donne e le coppie che vivono questa pesante esperienza.
Questo libro è prezioso e alquanto raro.

Anch'io sono tra le tante mamme che ha perso una bambina che stava crescendo in utero e quando è successo mi sono sentita drammaticamente sola; ho tanto cercato fonti, testi che descrivessero, che spiegassero, che riportassero anche esperienze dirette per riconoscere le mie emozioni. Quella bimba, nata a 24 settimane di gravidanza, ha un nome, Francesca, e un suo posto in famiglia. Ho potuto guardarla, toccarla e tenerla. Questo mi ha molto aiutata.

I genitori che perdono il loro bambino sono proiettati a costruirci una vita insieme, hanno fatto tanti sogni, previsioni e in molti casi non rimane alcuna memoria tangibile. Il mondo non ricorda.

Quando un bimbo muore in ospedale, nel tentativo di alleviare la sofferenza, tutte le evidenze della sua esistenza vengono rimosse velocemente, nulla è lasciato per confermare la realtà: "tutto è successo così rapidamente... Era già tutto fatto... Solo dopo ho realizzato che avrei voluto vederla, toccarla..." ma anche a casa: "nulla deve ricordare... nessuno ne vuole parlare... tutti evitano".

C'è la perdita fisica, reale e si perde anche la potenzialità di avere una vita con quel particolare bimbo che nessuno potrà mai sostituire e questo destabilizza le certezze e l'ordine del ciclo della vita e degli eventi. Nell'ordine delle cose i figli sopravvivono ai loro genitori. Quando la corsa è per la vita non c'è la minima preparazione all'evento luttuoso e per molte coppie può essere il primo confronto con la morte.

Si attraversano, come un turbine, tante emozioni. Si può vivere una sospensione della realtà, un congelamento emotivo "tutto mi passava davanti... non c'ero...". Dopo la realizzazione dell'evento si può sentire un senso di colpa, di vergogna, di fallimento, di ingiustizia, di rabbia "andava tutto bene, perché a me?". C'è un disperato bisogno di trovare la causa, la responsabilità, di aver risposte chiare.

Nelle settimane o nei mesi successivi la solitudine e la tristezza possono essere così forti da non riuscire a trovare la forza per reagire. Ci sono madri che temono di perdere i ricordi, le sensazioni della gravidanza, l'aspetto del bimbo e mantenere la sofferenza diventa per loro la modalità per trattenere la breve esistenza di quel bambino. A volte si fanno scelte forti, di rottura, come cambiare lavoro, tornare a studiare, cambiare casa o fare un lungo viaggio per concentrarsi, per misurarsi, per cambiare pagina.

Creare memorie, ricordi tangibili e rituali può offrire conforto nelle settimane, nei mesi e negli anni a venire. Più memorie si hanno meno complicata potrà essere l'elaborazione della perdita del proprio bambino. Condividere apertamente emozioni, pensieri e difficoltà può aiutare a superare l'isolamento e a collocare l'esperienza nella propria storia per trovare una rinnovata apertura alla vita.

Questo libro, così completo, è prezioso per tutti.

Piera Maghella
Educatrice perinatale
Fondatrice del MIPA Centro Studi
Co-autrice di "La Perdita"


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